La giustizia argentina ha ordinato la scarcerazione di Leonardo Bertulazzi, ex membro delle Brigate Rosse: è stato così accolto un ricorso della difesa e riconosciuto che la revoca dello status di rifugiato decretata dal governo di Javier Milei non era effettiva al momento dell'arresto lo scorso 29 agosto. Nella sentenza emessa dalla Camera Federale di Cassazione si rilevano inoltre elementi di "arbitrarietà" e considerazioni "dogmatiche" nelle sentenze di primo grado e di appello che avevano negato la scarcerazione di Bertulazzi. I giudici hanno tenuto conto inoltre del fatto che al momento del suo arresto, lui "viveva insieme alla moglie da oltre 20 anni nello stesso domicilio del quale è proprietario" e hanno sottolineato come "il 7 ottobre 2004 gli è stato riconosciuto lo status di rifugiato politico" dal governo allora in carica.
Bertulazzi era stato arrestato tre mesi fa e il governo italiano si era congratulato con le autorità, con il ministero della Sicurezza argentino che aveva dichiarato che fosse "è responsabile di crimini che hanno minato i valori democratici e la vita di molteplici vittime". L'ex terrorista aveva già ottenuto i domiciliari lo scorso settembre a meno di un mese dall'arresto. Bertulazzi – nome di battaglia Stefano – deve scontare 27 anni per sequestro di persona, associazione sovversiva e banda armata. Latitante dal fin dal 1980, è stato tra i responsabili del sequestro dell'ingegnere Piero Costa, della famiglia degli armatori genovesi, avvenuto nel capoluogo ligure nel 1977, che fruttò al gruppo terroristico un miliardo e mezzo di lire (a fronte di una richiesta di riscatto inziale di 10 miliardi). Soldi utilizzati per finanziare molte delle azioni svolte dalle Br negli anni seguenti: 50 milioni di lire furono utilizzati per l'acquisto dell'appartamento di via Montalcini 8 a Roma, proprio dove fu tenuto prigioniero Aldo Moro per il periodo del suo sequestro.
L'x Br faceva parte della colonna genovese denominata "Colonna 28 marzo", una delle più attive e delle più precoci nel compiere azioni violente e mortali. Nel settembre del 1980 venne coinvolto in una sparatoria tra la polizia e un gruppo di brigatisti davanti alla casa dell'allora sindaco di Genova, Fulvio Cerofolini, ritenuto un possibile obiettivo. Fuggì e da quel giorno iniziò la sua latitanza. Si spostò in Argentina dopo essere stato Grecia e Portogallo. A Buenos Aires fu arrestato nel 2002, a seguito di una complessa attività di indagine condotta dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, unitamente alla Digos di Genova e all'Interpol era stato rilasciato qualche mese dopo.
La polizia del Paese sudamericano aveva eseguito la misura restrittiva del 29 agosto 2024 alla presenza dell'Intelligence italiana e di dirigenti ed operatori delle forze di polizia in servizio presso la Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, la Digos di Genova e il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, presenti a Buenos Aires.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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