Non ci si deve accanire contro Vallanzasca

Alcune considerazioni sulla scarcerazione di Vallanzasca

Non ci si deve accanire contro Vallanzasca
00:00 00:00

Direttore Feltri,
cosa ne pensa della richiesta di scarcerazione di Renato Vallanzasca? Lo chiedo a lei che ha dimostrato spesso sensibilità nei confronti dei detenuti. Io credo che Vallanzasca abbia pagato abbastanza e che la pietà verso i malati sia uno dei valori di una società civile, anche quando il malato è un individuo che ha compiuto crimini.
Davide Vinci

Caro Davide,
pensiamo ai detenuti come soggetti che hanno sbagliato e che per questo non meritino alcun perdono e debbano non semplicemente restare reclusi ma anche soffrire all'interno dell'istituto di pena. È un'ottica giustizialista incompatibile con la civiltà e con la nostra Costituzione, la quale prevede e stabilisce che il carcere abbia una funzione rieducativa e non volta a mortificare, torturare e danneggiare chi subisce limitazioni alla sua libertà personale.

In particolare, al ristretto deve essere garantito il diritto inviolabile alla salute, che non si perde né viene sospeso in caso di condanna, nemmeno di condanna definitiva e neppure se al reo è stato inflitto l'ergastolo. Renato Vallanzasca, che ho avuto modo di conoscere personalmente scoprendo la sua umanità (e so che questa mia confessione e questa mia considerazione potranno costarmi giudizio e critiche), non è stato condannato ad un ergastolo bensì a quattro a causa di rapine, sequestri, omicidi da questi messi a segno tra gli anni Settanta e Ottanta, ma si dia il caso che oggi l'uomo, il quale ha 74 anni e si trova dietro le sbarre da 52, soffra di una grave patologia, ovvero che sia affetto da un decadimento cognitivo di tipo degenerativo, e che il carcere sia il luogo meno idoneo in cui risiedere in queste circostanze.

La detenzione, infatti, non soltanto impedisce le cure ma accelera il decadimento stesso. È fuori di dubbio che Vallanzasca debba adesso stare fuori dall'istituto e non si capisce perché sia ancora dentro. Tenerlo rinchiuso è un accanimento crudele e non possiamo chiamare giustizia questa nostra spietata e cieca intransigenza.

Mi auguro quindi che i giudici che tra qualche giorno dovranno esprimersi su questo punto, concedano ad un uomo anziano e malato di trascorrere questi ultimi anni della sua esistenza in un ambiente in cui gli sia possibile ricevere le cure opportune. L'alternativa è una condanna a morte firmata dallo Stato.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica