"Non merita di pagare più di altri". Le reazioni dei genitori per la sentenza dei Murazzi

La madre di Sara si colpevolizza e non crede sia giusto che sia figlia abbia 16 anni di reclusione, il padre di Mauro sottolinea come non si possa restare impuniti

"Non merita di pagare più di altri". Le reazioni dei genitori per la sentenza dei Murazzi
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Sara Cherici, oggi ventenne, è l'imputata che ha avuto la pena più pesante per i fatti dei Murazzi di Torino. Era dicembre 2023 e quella notte si trovava insieme a un gruppo di giovani che, annoiati, hanno lanciato una bicicletta da uno dei Murazzi, colpendo in pieno lo studente palermitano Mauro Glorioso, oggi costretto su una sedia a rotelle. "Non la giustifico, non lo farò mai. Ma lei non ha lanciato la bici dalla balaustra dei Murazzi e non merita di pagare più di altri. Sedici anni sono una condanna ingiusta", dice oggi la madre di Sara in un'intervista rilasciata al Corriere della sera.

La ragazza vive in casa con la madre, costretta agli arresti domiciliari, ma per il giudice deve scontare 16 anni di reclusione. Ora ci sarà il ricorso ma secondo la madre la pena inflitta è eccessiva. Non la pensa così il papà di Mauro, che a La Stampa ha espresso tutto il suo dolore: "Non posso dire di provare pietà per questa ragazza. Quando ha avuto occasione di scrivere a Mauro perché voleva l’accesso alla giustizia riparativa, ha scritto che le dispiaceva per quello che le era accaduto, come se fosse capitato per caso o per sfortuna. Ha aggiunto che l’unica cosa di cui poteva rimproverarsi era di non aver denunciato i suoi amici dopo il fatto. Un comportamento coerente con la totale assenza di vergogna". La vittima è stata costretta a interrompere gli studi di medicina, si sarebbe laureato entro poco, la sua vita è cambiata assieme a quella della sua famiglia e non c'è via d'uscita.

"Quel ragazzo aveva un futuro e una vita davanti. Ricordo che mia figlia maggiore chiese a Sara se avesse visto qualcosa, sapeva che aveva trascorso la serata in centro. Sara ha risposto di no, poi si è chiusa in se stessa. Un giorno mi dice 'ti devo parlare', pensavo fosse incinta. Magari fosse stato così, avrei persino preferito che mi dicesse che si drogava", ha detto ancora la madre di Sara. Secondo il padre di Mauro, "questa ragazza, scontrandosi con il fatto che invece non si può restare impuniti per un gesto gravissimo, si riconcili con il senso della realtà di una tragedia. E con le sue responsabilità". Inoltre, come ha ricordato l'uomo, che non assisterà più alle udienze, "dal 21 gennaio al giorno dell’arresto non hanno dedicato una sola parola a mio figlio.

Non una frase su di lui o sulle condizioni tra la vita e la morte in cui si è trovato per mesi. Dalle loro chat trapelava solo la speranza che gli andasse “di fortuna”. Speravano soltanto che non li individuassero".

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