
Un sassolino giudiziario, che potrebbe diventare un sassolone, sul percorso per realizzare l'anno prossimo le Olimpiadi invernali a Milano e Cortina. La Procura della Repubblica di Milano nella richiesta di archiviazione dell'indagine a carico di sette indagati e con al centro due gare, solleva in realtà il dubbio della costituzionalità sul decreto dell'estate scorsa del governo Meloni con al centro proprio i Giochi olimpici. E chiede quindi alla gip che passi la parola alla Consulta, affinché si esprima sulla questione e annulli, di fatto, il decreto che ha attribuito la qualifica di ente privato alla Fondazione che gestisce gli appalti. Una qualifica che ha fatto, nella sostanza, approdare l'inchiesta giudiziaria su un binario morto. Per i pm guidati dal Procuratore Marcello Viola, la Fondazione è un ente pubblico per il semplice motivo che è finanziata in larga parte da enti pubblici e i suoi vertici sono di designazione pubblica.
Ecco cosa si legge nella richiesta di archiviazione: "Nel caso della Fondazione si è di fronte di una sopravvenienza normativa che, oltre ad interferire indebitamente con altri poteri dello Stato (in primo luogo quello giudiziario), realizza, in nome dell'obiettivo (ad oggi invero non chiaro) che si prefigge di perseguire, un sacrificio sproporzionato di principi ed interessi di rango costituzionale ad esso equipollenti se non addirittura sovraordinati", quali il principio di buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione di cui all'articolo 97 comma 2 della Costituzione e "il rispetto delle funzioni costituzionalmente riservate al potere giudiziario", di cui al combinato disposto degli articoli 101 e 102, 112 della Costituzione.
Seguendo però il ragionamento dei pm, tutte le procedure dei Giochi dovrebbero sottostare alle regole e ai tempi della burocrazia pubblica, con il rischio che non tutto sia pronto per i giochi: a meno che il governo a quel punto non faccia un decreto (come avvenne ai tempi di Expo) per snellire l'iter autorizzativo.cLa Procura ha preso l'iniziativa a conclusione dell'inchiesta che l'anno scorso ha portato a indagare per corruzione e turbativa d'asta l'ex amministratore della Fondazione Milano-Cortina, Vincenzo Novari. Al centro dell'indagine c'erano in particolare gli appalti informatici assegnati dalla Fondazione e soprattutto le assunzioni di personale senza concorso. Novari nel suo interrogatorio aveva ammesso che la Fondazione era diventata "un gigantesco ufficio di collocamento" sommerso dalle raccomandazioni. Il presidente del Coni Giovanni Malagò, secondo Novari, aveva mandato più di cinquecento segnalazioni. "Ma io - diceva Novari - poi ho scelto solo in base al merito".
L'indagine della Procura era andata a sbattere contro la qualifica di ente privato attribuita dal governo alla Fondazione: in una azienda privata, le assunzioni di favore sono un malvezzo ma non sono un reato.
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