Inchiesta di Genova, Signorini resta in carcere. "Rischio inquinamento prove"

Per il Tribunale del Riesame l'ex presidente dell'Autorità Portuale non potrebbe essere trasferito in un appartamento di Genova per gli eventuali domiciliari: tra sette giorni, il responso su Toti

Inchiesta di Genova, Signorini resta in carcere. "Rischio inquinamento prove"
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Paolo Emilio Signorini resta in carcere. A oramai due mesi dagli arresti a seguito dell'inchiesta della procura di Genova che ha riguardato anche Giovanni Toti (per quest'ultimo erano stati disposti i domiciliari), per l'ex presidente dell'Autorità Portuale la soluzione di trasferirlo in un ambiente domestico non sembra idonea, a garantire che - in una casa del capoluogo ligure - non ci sia pericolo di inquinamento probatorio.

Signorini è l'unico tra gli indagati (una quindicina) e tra i soggetti raggiunti da misure cautelari (dieci in tutto) ad essere finito in carcere, accusato dai pm Federico Manotti e Luca Monteverde di essere stato corrotto dall’imprenditore portuale Aldo Spinelli. Secondo il Tribunale del Riesame deve rimanere nella sua cella di Marassi, dove è finito dal 7 maggio scorso, dal giorno del terremoto giudiziario che ha scosso la Regione Liguria, incluso il suo presidente.

Le motivazioni contro Signorini

I giudici Massimo Cusatti, Marina Orsini e Marco Canepa non hanno infatti accolto il ricorso presentato dagli avvocati di Signorini: Enrico e Mario Scopesi si erano appellati alle esigenze cautelari dei domiciliari, ritenendo che il loro assistito ormai dimessosi da tutti gli incarichi pubblici (da presidente del porto e da amministratore delegato di Iren) non sarebbe più nelle condizioni di reiterare il reato e di inquinare le prove.

Tuttavia, i motivi con i quali i magistrati hanno respinto la richiesta sembra far comprendere che potrebbe essere accolta invece una soluzione diversa da quella dei domiciliari presso l’abitazione di un parente a Genova, oppure in quella del fratello ad Aosta. Ora i suoi legali potrebbero presentare una nuova istanza: prima alla gip Paola Faggioni e nel caso di risposta negativa al Riesame. Secondo quello che trapela si sta valutando una soluzione diversa: proporre i domiciliari presso l’abitazione dell’ex moglie di Signorini, a Roma.

Tra una settimana, il responso su Toti

Nel frattempo, per lunedì prossimo, è in calendario l’udienza presso il Tribunale del Riesame relativa alla richiesta di revoca dei domiciliari (nella sua villa di Ameglia) per il governatore Toti, che deve rispondere di corruzione elettorale. A seguire quella per i fratelli Italo ed Arturo Testa, i due fratelli di origine riesina accusati di voto di scambio e favoreggiamento alla mafia insieme all’ex capo di gabinetto della Regione Matteo Cozzani, pure lui agli arresti domiciliari.

Per quest’ultimo negli scorsi giorni, sempre i giudici del Riesame hanno accolto la richiesta di revoca dei domiciliari, anche se lui non torna in libertà poiché ha un’altra misura analoga imposta dal gip di

La Spezia, relativamente all’inchiesta madre sulla corruzione in cui sono coinvolti i fratelli Mirko e Raffaele Paletti. I Testa, invece, erano stati raggiunti dalla misura di l’obbligo di dimora in provincia di Bergamo.

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