Il gip rigetta l'istanza di revoca: Toti deve restare ancora ai domiciliari

Il presidente della Regione Liguria rimane nel regime dell'arresto preventivo dentro le sue mura domestiche dopo oltre un mese dall'inchiesta giudiziaria per presunta corruzione

Il gip rigetta l'istanza di revoca: Toti deve restare ancora ai domiciliari
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L'istanza di revoca degli arresti domiciliari avanzata da parte dell'avvocato di Giovanni Toti è stata rigettata. Al presidente della Regione Liguria era stata tolta la libertà privata lo scorso 7 maggio scorso dalla procura di Genova nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta corruzione in Liguria e, da allora, è anche sospeso nel suo ruolo di governatore. L'ordinanza con la quale il gip del capoluogo ligure, Paola Faggioni, boccia la richiesta che avrebbe fatto cessare gli arresti domiciliari per il governatore è stata depositata questa mattina. Il suo legale, Stefano Savi, aveva depositato l'istanza il 10 giugno chiedendo la revoca della misura o, in subordine, una sua attenuazione, ma non è stata accolta: niente revoca della misura.

Secondo il giudice "è evidente, anche alla luce dei recenti sviluppi investigativi, la permanenza del pericolo che l'indagato possa reiterare analoghe condotte - peraltro ritenute pienamente legittime e corrette dal predetto - in vista delle prossime competizioni elettorali regionali del 2025 (o di ulteriori eventuali competizioni elettorali), per le quali aveva, peraltro, già iniziato la relativa raccolta di fondi", si legge nel provvedimento. Questo pericolo, a dire del gip, "si configura vieppiù concreto" se si considera che Toti "continua tuttora a rivestire le medesime funzioni e le cariche pubblicistiche, con conseguente possibilità che le stesse vengano nuovamente messe al servizio di interessi privati in cambio di finanziamenti".

A tal riguardo, "è anche particolarmente significativo il fatto che, nel corso delle indagini, erano emerse" sia da parte di Spinelli che di Moncada "richieste di interessamento a Toti anche in relazione ad ulteriori pratiche amministrative coinvolgenti competenze regionali". Il secondo, in alcune conversazioni con Toti, aveva fatto riferimento "all'apertura di ulteriori punti vendita Esselunga a Savona e Rapallo; Spinelli ha fatto pressanti richieste di intervento del governatore anche con riferimento all'approvazione del nuovo piano regolatore portuale", si legge nell'ordinanza. "Rimane, pertanto, il pericolo concreto che l'indagato possa continuare ad agevolare gli interessi di tali gruppi imprenditoriali" conclude il gip Faggioni.

Nella sostanza, il giudice dell'udienza preliminare non ha fatto altro che confermare il teorema dei pm di Genova, secondo i quali se Giovanni Toti venisse rimesso in libertà, questa carica elettiva potrebbe inquinare le prove o ripetere il "reato" proprio a causa di quella stessa funzione istituzionale che ricopre in questo momento (o che comunque ha pienamente ricoperto fino a un mese fa). Insomma: Il presidente della Regione Liguria - innocente fino a un'eventuale sentenza definitiva - potrebbe delinquere, una volta tornato in libertà, semplicemente governando. Questo concetto comporta una sola e "semplice" conseguenza: per essere scarcerato, Toti deve dimettersi. Solo così, stando alle motivazioni delle toghe, verrebbe a meno la ragione che giustifica custodia cautelare per lui appena confermata, ovvero quella del rischio di reiterazione di un reato ancora tutto da accertare. L'avvocato aveva recentemente affermato la celebrazione delle elezioni europee aveva superato una delle motivazioni addotte per i domiciliari.

Tuttavia, dopo questa fresca sentenza, c'è qualcuno che aspetta ormai che vengano tenute anche le Regionali del 2025 prima di lasciare libero Toti. Del resto, un anno in più senza libertà per un cittadino, che cosa si può pretendere che sia.

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