Ha percepito per anni la pensione di guerra, non avendone tuttavia diritto. E l'ente previdenziale si era già attivato per recuperare la somma erogatagli in tutto questo periodo, ammontante a decine di migliaia di euro. La Corte dei Conti, però, ha bloccato tutto e ha dato ragione al pensionato. I motivo? In primis, la colpa non è stata di chi ha beneficiato del trattamento pensionistico, ma di chi non ha effettuato i dovuti controlli prima di erogarlo. E poi, perchè il beneficiario avrebbe agito senza alcun dolo. Protagonista della curiosa vicenda che arriva da Perugia è un anziano residente nella provincia del capoluogo dell'Umbria. Stando a quanto riportato dal sito online PerugiaToday, tutto è iniziato nei mesi scorsi a seguito di un controllo incrociato da parte degli addetti dell'ente, che hanno portato alla luce la posizione anomala dell'uomo.
Quest'ultimo, in particolare, avrebbe riscosso poco più di 37mila euro, derivanti dal trattamento pensionistico privilegiato di riversibilità di guerra. In buona sostanza, i funzionari erano convinti del fatto che l'uomo avesse percepito più di quanto gli spettasse e ne fosse pienamente consapevole, decidendo di omettere ogni comunicazione in merito volta a far notare l'inesattezza a suo vantaggio. A seguito della scoperta quindi, l'ente previdenziale decretò la revoca del sussidio "in ragione della percezione da parte dell’interessato di redditi superiori ai limiti di legge", disponendo al contempo anche il recupero coattivo della cifra percepita illegittimamente. Anche il Ministero dell’Economia e delle Finanze si era costituito in giudizio, rilevando come l’indebito accertato fosse dovuto al mancato rispetto dell’obbligo informativo a carico dei titolari di pensione di guerra in ordine alla propria situazione reddituale.
Il pensionato, dal canto suo, si è sempre detto innocente e tramite il proprio legale ha fatto ricorso alla Corte dei Conti: a suo dire si sarebbe trattato di una svista da parte dell'ente, trattandosi sostanzialmente di informazioni non richiestegli al momento della compilazione della domanda. E il giudice ha accolto le sue ragioni, riconoscendo la somma percepita in maniera non legittima ma attribuendo l'errore all'ente previdenziale.
Ha ricordato infatti che il recupero di quanto indebitamente riscosso a titolo di pensione di guerra ed assegni accessori è ammesso solo nel caso in cui l’indebito sia imputabile a comportamento doloso del pensionato, mentre negli altri casi non si procede al recupero delle somme già percepite. E non avendo ravvisato quest'ultima condizione, ha dato ragione all'anziano, che quindi non dovrà restituire nemmeno un euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.