Il giornalista Lorenzo Tosa, direttore di Next quotidiano, è stato condannato dal Tribunale di Genova per avere diffamato Mario Vattani, attuale commissario generale per l'Italia a Expo 2025 a Osaka (Giappone). Il fatto per cui era finito sotto processo risale al 2021, quando lo stesso Vattani venne designato ufficialmente ambasciatore d'Italia a Singapore e Tosa promosse sul sito "change.org" una petizione per chiedere al Presidente della Repubblica di revocare la nomina, facendo riferimento a sue condotte violente relative di oltre trent'anni prima: ovvero un'aggressione con due feriti gravi avvenuta al cinema Capranica di Roma il 9 giugno 1989, nonostante il diplomatico fosse stato poi assolto dalla Corte d'assise di Roma con formula piena "per non avere commesso il fatto".
La sentenza di Genova conferma il provvedimento emesso in sede cautelare dal Tribunale del capoluogo ligure, che già tre anni fa aveva ordinato a Tosa di rimuovere la petizione, ribadendo come il testo costituisse "un chiaro esempio di travisamento e manipolazione di uno specifico fatto storico", con il quale è stata volontariamente realizzata una "distorsione rispetto all'intento informativo dell'opinione pubblica". Il modo di agire del giornalista, condannato a risarcire 20mila euro tra risarcimento e spese legali, secondo i giudici non integrava il diritto di critica, bensì la diffamazione. Negli scorsi giorni, a ridosso dell'udienza conclusiva della causa civile, in difesa del direttore di Next quotidiano si era schierato l'Ordine dei giornalisti, che aveva definito "intimidatoria" l'azione legale intrapresa da Vattani.
Nel commentare la fresca sentenza all'agenzia di stampa Adnkronos, Vattani non ha voluto nascondere tutta la propria "soddisfazione per questo provvedimento del Tribunale di Genova che segna in maniera netta il confine tra ciò che è diritto di critica, e ciò che invece è una deliberata aggressione alla reputazione di un individuo, e non fa altro che intossicare il dibattito". Secondo il Commissario generale per l'Italia a Expo 2025 questi sono "provvedimenti importanti che hanno rafforzato in me la convinzione che non bisogna mai rinunciare a far valere le proprie ragioni in sede legale di fronte a questi linciaggi mediatici".
Per l'avvocato dell'ambasciatore, Domenico Di Tullio, ha vinto "il diritto alla reputazione e all'immagine, che oggi con la comunicazione tramite social media è molto sensibile agli attacchi sleali e diffamatori condotti da piccole realtà d'opinione organizzate". Il legale, inoltre, annuncia che il Tribunale di Genova "riconosce la capacità lesiva del travisamento e della distorsione dell’informazione e la corregge con una pronuncia impeccabile".
Dal canto suo, invece, Tosa parla di un'"abnormità a cui credevo e speravo di non assistere: un punto di non ritorno, ma anche di partenza"
sottolineando sul suo profilo Instagram di non potere "accettare di vivere in un Paese in cui si cancella con un colpo di spugna l'articolo 21 e la libertà di critica costituzionalmente garantita".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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