"Pressioni sui vertici dell'aeroporto di Lampedusa". Indagato il dg di Enac Quaranta

Inchiesta della procura di Agrigento: finiscono sotto indagine 12 persone accusate di porre in essere atti sui vertici dello scalo per "dare indebitamente in sub concessione a Giacomo Cusumano la gestione del deposito di carburante"

"Pressioni sui vertici dell'aeroporto di Lampedusa". Indagato il dg di Enac Quaranta
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Tentata concussione: è questa l'ipotesi di reato per la quale è stato emesso dalla procura di Agrigento un avviso di conclusione indagini nei confronti del direttore generale dell'Enac, Alessio Quaranta, nell'ambito di un'indagine giudiziaria sull'aeroporto di Lampedusa. Gli indagati sono complessivamente dodici che, a vario titolo, sono stati coinvolti nel procedimento che tratta anche presunte pressioni nei confronti di Gaetano Tafuri e Giovanni Amico, allora, rispettivamente, presidente e direttore dello scalo, per "dare indebitamente in sub concessione a Giacomo Cusumano la gestione del deposito di carburante nell'aeroporto di Lampedusa". Le parti offese in questa inchiesta siciliana sono gli stessi Tafuri e Amico, insieme ad Ast aeroservizi, la Regione Siciliana e il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

L'intero procedimento è nato da un esposto: i magistrati hanno poi sviluppato una serie di indagini che hanno portato alla notifica di conclusione dell'attività, che prelude a una richiesta di rinvio a giudizio. L'avviso di garanzia è stato firmato dal procuratore di Agrigento, Giovani Di Leo, e dal sostituto Rita Barbieri e ipotizza il reato di tentata concussione, oltre che per Quaranta, per altri sette indagati tra dirigenti nazionali e locali dell'Ente nazionale per l'aviazione civile. Si tratta in particolare modo di: Fabio Marchiandi, Marco Di Giugno, Arianna Ciani, Gabriele Squillaci, Antonino Buttafuoco, Pietro Bonfiglio e Gaetano Palmeri.

Secondo l'accusa, attraverso minacce, tutti loro (compreso Quaranta) "ponevano in essere atti idonei" per "costringere Tafuri e Amico" a concedere in maniera ingiustificata Giacomo Cusumano la gestione della custodia del carburante che si trova dentro lo scalo dell'isola siciliana "sull’area demaniale già arbitrariamente occupata da società tutte riconducibili" allo stesso Cusumano, il quale risulta essere uno tra i destinatari dell'avviso di conclusione indagini.

Il deposito, con il passare del tempo avrebbe poi raggiunto "l'estensione di circa 2.010 metri quadrati, ma - contesta la procura di Agrigento - sulla base di provvedimenti di concessione e proroga illegittimi rilasciati dall'Ente dal 6 febbraio 2004 al 14 febbraio 2019".

Gli indagati, viene contestato infine dai magistrati, si sarebbero avvalsi del "contributo morale e materiale di tre consulenti legali di Cusumano: Nunzio Pinelli Fumagalli, Giuseppe Pinelli e Verona Petrella". Quest'ultima, si legge nell'avviso di conclusione indagine, moglie di Marco Di Giugno, dirigente della direzione analisi giuridiche e contenzioso di Enac.

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