"A processo come parte civile". La mossa del governo contro gli scafisti di Cutro

L'esecutivo ha deciso di costituirsi come parte danneggiata contro i responsabili della strage avvenuta tra il 25 e il 26 febbraio. Polemiche per la richiesta di esclusione del Fondo garanzie vittime della strada

"A processo come parte civile". La mossa del governo contro gli scafisti di Cutro
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“Governo assassino”, “Hanno fatto morire i migranti”, “Strage di Stato”. Sono alcuni degli slogan lanciati dagli sciacalli rossi quando, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio, 94 migranti sono morti al largo delle coste di Cutro (Crotone), accusando il governo di esserne il responsabile per via di presunte falle nella catena di comando. Oggi il governo, che è stato ingiuriato in ogni modo, si costituisce parte civile nel processo sulla strage avvenuta otto mesi fa.

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha dato disposizioni all'Avvocatura generale dello Stato affinché si costituisca come parte civile, in rappresentanza della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero dell'Interno. La decisione da parte dell’esecutivo e del Viminale è stata presa considerando la gravità dei fatti dato che nella notte in cui il caicco si è arenato in una secca, la maggior parte delle 180 persone a bordo sono morte o state date per disperse. Sul banco degli imputati, quattro scafisti: Sami Fuat, di 50 anni e Ufuk Gun 28, entrambi turchi, e i due pakistani Khalid Arslan di 25 anni e Ishaq Hassnan di 22. A questi sono stati contestati i delitti di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, naufragio colposo e morte come conseguenza del delitto di favoreggiamento. L'udienza nella quale è prevista la costituzione delle parti civili è fissata per domani, mercoledì 29 novembre.

Secondo le ricostruzioni avvenute in questi mesi di indagine, il natante era partito dalla Turchia qualche giorno prima della notte in cui si è arenato a poche decine di metri dalla costa calabrese. L’impatto con la secca espose l’imbarcazione già in difficoltà di navigazione alla violenza delle onde del mare che rovesciarono e distrussero il caicco. Alle prime ore dell’alba, decine erano già i corpi distesi sulla sabbia e coperti da sudari bianchi. Nel frattempo, era scattata un'imponente macchina di ricerca e salvataggio di altri eventuali superstiti, oltre agli 81 già recuperati, ma il mare molto mosso continuava a restituire di ora in ora cadaveri di ogni sesso ed età.

Per il 29 novembre è stata fissata l’udienza dal Tribunale di Crotone per stabilire se lo Stato dovrà risarcire le vittime del naufragio di Cutro. L’udienza si è resa necessaria dopo la richiesta avanzata dall’avvocato delle parti offese, Barbara Ventura, di citare in giudizio anche il Fondo garanzie vittime della strada come responsabile civile. La richiesta di far entrare in giudizio il Fondo di garanzia, istituito presso la Consob, si basa sul fatto che la tragedia è da considerarsi un incidente nautico e, per tale ragione, le vittime dovranno essere risarcite.

Quando l’udienza ha preso il via lo scorso 15 novembre, l’avvocato Francesco Colotti, in rappresentanza di Consob, ha chiesto l’esclusione del Fondo garanzie perché “il natante naufragato non era stato utilizzato per diporto, né adibito a trasporto pubblico”.

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