Ricercato per omicidio e arrestato in Italia. Ma le toghe non cacciano lo straniero

La Corte d'Appello di Bologna ha negato la richiesta d'estradizione presentata dal Perù per un uomo di 49 anni residente a Rimini. Lo straniero fu arrestato nel 2018 in quanto destinatario di un mandato di cattura internazionale per omicidio emesso nel 1995, ma si è sempre detto innocente e la prescrizione ha fatto il resto

Ricercato per omicidio e arrestato in Italia. Ma le toghe non cacciano lo straniero

Nei suoi confronti venne emesso un mandato di cattura internazionale, per il suo coinvolgimento in un omicidio avvenuto nell'America del Sud e risalente a quasi trent'anni fa. Ma nonostante ciò, la Corte d'Appello di Bologna ha rigettato la richiesta d'estradizione inoltrata per lui dal Perù, il suo Paese d'origine. Il motivo? L'avvenuta prescrizione, che al netto delle aggravanti la legislazione peruviana fissa in casi del genere entro un limite temporale di vent'anni. Protagonista della vicenda è uno straniero di 49 anni, che vive a Rimini da oltre un ventennio. Secondo quanto riportato dai media locali, questi era arrivato in Romagna da giovane e nel frattempo si era rifatto una vita, trovando anche lavoro come cuoco e mettendo su famiglia.

Il suo passato è però riemerso all'improvviso quattro anni fa, per un caso fortuito: lo straniero fu fermato dalla polizia ferroviaria nel 2018, per un banale controllo di routine nella zona della stazione del capoluogo romagnolo. Solo che anziché vedersi restituire il documento d’identità, con sua grande sorpresa fu ammanettato e dichiarato in arresto. Il motivo? Dal terminale del Ministero dell’Interno, in cui l’agente aveva inserito il suo nome, risultò che sul suo capo pendeva dal 1995 un mandato di cattura internazionale con conseguente richiesta di estradizione. Le autorità di Lima, infatti, lo accusavano di aver assassinato a colpi di pistola un altro giovane, durante uno scontro tra bande rivali avvenuto in strada. Così, quel pomeriggio, anziché recarsi a lavoro fu condotto prima in questura e poi in una cella del carcere riminese. Il diretto interessato dal canto suo ha sempre giurato di non essere un assassino: ha ammesso di aver fatto sì parte di una banda quando era ragazzo, ma di non aver mai ucciso nessuno.

Non era a quanto pare nemmeno al corrente del fatto che quell'uccisione portò ad una vera e propria "guerra fra bande", al termine del quale il cadavere di un secondo giovanissimo implicato nella questione fu rinvenuto a pezzi. Il peruviano emigrò a quanto sembra proprio a seguito del primo episodio contestatogli, ma per lui si trattava di una coincidenza e si è sempre detto all'oscuro di essere ricercato.

Il suo avvocato difensore, Enrico Graziosi, ha puntato proprio su questi aspetti: ha dimostrato infatti che secondo il diritto penale peruviano il reato di omicidio, a seconda delle modalità con cui è realizzato, può essere prescritto nell'arco di un ventennio. E nelle scorse ore il giudice gli ha dato ragione: lo straniero (ormai tornato libero cittadino da qualche mese) non sarà estradato, chiudendo così in via definitiva una storia ultratrentennale.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica