"Vittima di segregazione morale". Svolta sull'omicidio di Kristina

La trentenne fu ritrovata senza vita sotto il letto della sua abitazione il 26 marzo 2019. Il giudice ha chiesto il rinvio a processo per l'ex fidanzato: "ridotta a uno stato di segregazione morale"

"Vittima di segregazione morale". Svolta sull'omicidio di Kristina

Kristina Gallo fu "vittima di segregazione morale" che culminò con una morte violenta. Non ha dubbi la Procura di Bologna che la 30enne, trovata senza vita sotto il letto della sua abitazione, in via Andrea Da Faenza il 26 marzo del 2019, sia stata uccisa. Per questo motivo il procuratore aggiunto Francesco Caleca e il sostituto Stefano Dambruoso hanno chiesto il rinvio a giudizio di Giuseppe Cappello, 44 anni, l'ex fidanzato della vittima arrestato lo scorso 29 luglio con l'ipotesi di reato per omicidio aggravato dallo stalking.

L'ipotesi della Procura

Secondo la Procura, Kristina subì molteplici umiliazioni, vessazioni psicologiche e botte da Cappello. Durante la relazione, andata avanti dall'autunno del 2016 al febbraio del 2019, la vita della 30enne si sarebbe trasformata in un vero e proprio inferno. L'uomo le avrebbe vietato financo "di indossare vestiti che ne esaltavano la femminilità" riporta Il Resto del Carlino rilanciando uno stralcio della richiesta di rinvio a processo per l'indagato. "Costretta a vivere una perdurante, - si legge agli atti - in assoluta condizione di soggezione e paura per la propria incolumità, fino a ridurla in uno stato di segregazione morale, imponendole radicali mutamenti delle proprie abitudini di vita". Dall’abbandono del lavoro "per ridurre le occasioni di contatto con altri uomini", alla privazione di smatphone e computer per limitare l'accesso ai social. Cappello avrebbe impedito alla donna anche di aver contatti con la figlioletta, nata da una relazione precedente, e con i suoi genitori.

Il rinvio a giudizio

Gli inquirenti sono certi che Kristina sia stata uccisa al culmine di un rapporto burrascoso e, dunque, hanno chiesto il rinvio a giudizio del 44enne. Il legali dell'uomo, che si trova recluso nel carcere della Dozza dallo scorso luglio, sono convinti la 30enne sia morta per cause naturali. "Con una custodia cautelare in atto – spiega al quotidiano bolognese l’avvocato Gabriele Bordoni che difende l'indagato assieme alla collega Alessandra Di Gianvincenzo - la richiesta della Procura era imprescindibile e attesa.

Ci difenderemo in quella sede e resto fermamente convinto che la ragazza sia morta per cause naturali, come scrisse il primo consulente del pm che non rilevò i segni tipici di sofferenza polmonare". L'udienza preliminare è stata fissata dal gup Sandro Pecorella per il prossimo 12 dicembre.

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