Lucano, la sentenza che smonta il modello Riace

La condanna a 18 mesi di reclusione è il simbolo di un sistema che ha illuso migliaia di disperati che l’Italia, la Calabria e il paesino allora amministrato dall'europarlamentare fossero un Eldorado in cui c’era posto per tutti

Lucano, la sentenza che smonta il modello Riace
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Cosa vuoi di più dalla vita? Con il bollo della Cassazione diventa definitiva la condanna a 18 mesi di reclusione per l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano (ma la pena per l’attuale europarlamentare Avs è stata sospesa), per un falso relativo a una delle 57 delibere che gli erano state addebitate dall’accusa in una indagine sulla gestione dell’accoglienza dei migranti a Riace.

In primo grado i giudici di Locri lo avevano ritenuto il promotore di un’associazione a delinquere, capace di piegare la legge pur di proteggere i migranti che il ministero dell’Interno gli vomitava e che lui accoglieva volentieri, facendoli abitare in case fatiscenti e organizzando matrimoni di convenienza. Accuse tutte cadute nel processo di secondo grado, dove aveva retto solo un’accusa di falso.

La decisione della Cassazione, che dichiarato poi inammissibile il ricorso della Procura generale di Reggio Calabria, contraria rispetto a una condanna così mite rispetto a degli illeciti nella gestione dell’accoglienza dei migranti che il Viminale gli aveva contestato e che oggi diventano ufficialmente carta straccia, accontenta tutti.
La sinistra ha ancora il suo eroe, un politico che gioca con il diritto in nome della legge morale che rese famosa Antigone, per cui la norma se si ritiene sbagliata si può bypassare. Il centrodestra ha (ancora) margine per ritenere questa vicenda dolorosa la perfetta cartina al tornasole di un sistema, quello dell’accoglienza, in cui nessuno ferma i migranti che arrivano in nome di un presunto diritto a emigrare, santificato da una corposa giurisprudenza ideologica sul diritto d’asilo, i cui contorni sono così slabbrati da far diventare l’Italia il ventre molle del Vecchio Continente.

Per fortuna o purtroppo l’Europa si è accorta che il giochino buonista alle spalle dei migranti porta a tragedie come quella di Cutro, non troppo lontana da Riace, e non poteva durare troppo. Per anni con la sinistra al governo gli sbarchi venivano tollerati, almeno fino all’avvento di Marco Minniti, con le coop rosse che lucravano sui Centri di accoglienza mentre i cascami di un fenomeno malgovernato restavano appannaggio delle realtà del Sud come Riace, in cui la naturale solidarietà del territorio provava a digerire questi disperati, diventati però troppo spesso carne da cannone per la criminalità organizzata, vuoi per il lavoro nei campi - dalla Puglia alla bidonville di Gioia Tauro - vuoi per lo spaccio e il contrabbando di merce contraffatta a ingrassare i boss. Quando la musica è cambiata e il Pd è passato alle intese bilaterali con i Paesi del Nord Africa, l’esperimento Riace rischiava di diventare la rappresentazione plastica di come questi stessi accordi potevano essere bypassati, tanto ci guadagnavano tutti: scafisti, politici locali con il loro dividendo elettorale, coop compiacenti.

La prossima legislazione europea, nonostante le resistenze della parte della magistratura più ideologica, sarà molto più stringente sul diritto d’asilo. Merito anche dell’Italia, vittima sacrificale di un mercato di uomini in cui persone certamente generose come Lucano hanno avuto un ruolo decisivo.

La mini condanna, che l’ex sindaco mostrerà orgoglioso a Strasburgo come fosse una medaglia morale, è la classica sentenza all’italiana ma è soprattutto il simbolo di un sistema che ha illuso migliaia di disperati che l’Italia, la Calabria e la piccola Riace fossero un Eldorado in cui c’era posto per tutti.

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