Ecatombe alla Mecca, almeno 1.300 pellegrini morti per il caldo estremo

Le temperature massime hanno superato i 50°C, provocando centinaia di decessi: la maggior parte delle vittime sono di nazionalità egiziana

Ecatombe alla Mecca, almeno 1.300 pellegrini morti per il caldo estremo
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Sarebbero almeno 1.300 le vittime della grande ondata di caldo che ha colpito negli scorsi giorni l'Arabia Saudita proprio durante l'Hajj, l'annuale pellegrinaggio islamico verso la Mecca: anche quest'anno ci sono stati quindi centinaia di morti, peraltro in netto aumento rispetto al 2023, quando si registrarono 240 decessi. Inzialmente si è parlato di oltre 600 decessi, ma col passare dei giorni le autorità hanno comunicato un numero ben più elevato.

Il pellegrinaggio, uno dei cinque pilastri dell'Islam, è stato particolarmente estenuante a causa del clima torrido: basti pensare che, secondo i dati diffusi dal centro meteorologico nazionale saudita, lo scorso lunedì 17 giugno alla Grande Moschea della Mecca si sono toccati i 51,8°C.

Due diplomatici arabi hanno rivelato all'Afp che 660 vittime sono di nazionalità egiziana e che la maggior parte di esse sarebbe deceduta per via di malori connessi in qualche modo alle elevate temperature. "Tutti loro sono morti per il caldo", ha raccontato uno dei funzionari, a parte un uomo che avrebbe riportato delle ferite letali a causa di uno schiacciamento della folla. Le salme si trovano ora all'interno dell'obitorio dell'ospedale nel quartiere Al-Muaisem della Mecca. Oltre ai defunti di nazionalità egiziana ci sarebbero anche almeno 60 giordani e decine di fedeli indonesiani, iraniani e senegalesi.

Le autorità saudite hanno riferito di aver fornito assistenza a oltre 2mila visitatori affetti da stress da caldo, ma non hanno più aggiornato la cifra indicata da domenica, senza per il momento fornire alcuna informazione circa le vittime.

Come detto, il giorno peggiore è stato lunedì, quando le colonnine di mercurio hanno toccato i 51,8°C: quel giorno i giornalisti dell'Afp hanno raccontato di aver assistito a scene di pellegrini che si versavano costantemente acqua in testa e dell'aiuto fornito da numerosi volontari i quali distribuivano bevande fredde e gelati, che ovviamente si scioglievano all'istante, per aiutare i visitatori a contrastare il grande caldo.

Le autorità saudite hanno consigliato più volte ai pellegrini di usare gli ombrelli, bere molta acqua ed evitare l'esposizione al sole nelle ore più calde della giornata, ma molti dei rituali dell'Hajj, incluse le preghiere sul Monte Arafat che hanno avuto luogo sabato, prevedono di stare all'aperto per ore durante il giorno. Secondo i funzionari sauditi, più di 1,83 milioni di musulmani hanno partecipato all'Hajj nel 2024, 1,6 milioni dei quali provenienti dall'estero.

Uno dei più sanguinosi episodi degli ultimi anni si è verificato nel settembre del 2015, quando i morti furono migliaia: ufficialmente non è mai stato definito il numero delle vittime, che oscillerebbe tra le 2.411 riferite dall'Associated Press e le oltre 4mila denunciate dai media iraniani. Una violenta tempesta con fulmini abbaglianti in cielo, il crollo di una gru, la calca mortale, un evento catastrofico fuori dal comune che ancora resta negli occhi di quanti quel tragico giorno erano presenti.

Il bilancio di questo anno è terribile: 1.

300 le persone morte durante il pellegrinaggio Hajj a La Mecca a causa del gran caldo. Il ministro della Sanità Fahd bin Abdurrahman Al-Jalajel ha spiegato che l'83% delle vittime erano pellegrini non autorizzati.

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