"Altri 60 proiettili dal Nord". Continuano le provocazioni di Kim

L'esercito nordcoreano ha sparato altri proiettili di artiglieria verso il confine marittimo con il Sud, mantenendo elevata la tensione dopo i 200 colpi lanciati venerdì in direzione di due isole controllate da Seul

"Altri 60 proiettili dal Nord". Continuano le provocazioni di Kim
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Continua lo scambio di colpi tra le Coree. Lo Stato maggiore di Seul ha riferito che l’esercito del Nord ha sparato “più di 60 proiettili vicino all’isola di Yeonpyeong”, già presa di mira ieri assieme alla vicina Baengnyeong e situate vicine al confine marittimo di fatto tra i due Paesi. L’esercito del Sud ha messo in guardia Pyongyang sulla continuazione di atti del genere e ha promesso risposte “appropriate” a queste “provocazioni”.

La tensione tra Seul e la sua controparte settentrionale ha raggiunto livelli molto elevati venerdì 5 gennaio, quando le truppe del Nord hanno sparato oltre 200 proiettili di artiglieria di vario tipo verso la Northern limit line. Entrambe le esercitazioni non hanno causato vittime o danni, ma le autorità sudcoreane hanno comunque ordinato l’interruzione dei servizi di traghetto che collegano Yeonpyeong e Baengnyeong al resto del Paese, oltre all’evacuazione di entrambe le isole. Seul ha inoltre schierato nell’area elicotteri d’attacco Apache, carri armati K2 e obici K9, che hanno condotto una serie di esercitazioni a fuoco vivo. Secondo il Servizio di intelligence nazionale (Nis) del Sud, vi è la possibilità che “la Corea del Nord possa condurre inaspettatamente provocazioni militari o attacchi informatici nel 2024, quando sono previste situazioni politiche fluide con le elezioni” nel Paese asiatico e negli Stati Uniti. Una situazione simile si era verificata già nel 2016 in concomitanza con le votazioni per il rinnovamento del parlamento sudcoreano. Al tempo, la Repubblica popolare del Nord aveva effettuato un test nucleare e il lancio di un missile balistico a lunga gittata.

Stando a quanto dichiarato dal leader supremo Kim Jong Un, l’aggressività di Pyongyang è stata causata dalle “mosse ostili senza precedenti” dell’esercito di Washington, che nelle scorse settimane ha partecipato ad una serie di esercitazioni con le truppe di Seul. Il dittatore del Nord ha anche affermato di non avere più intenzione di perseguire la riunificazione delle due Coree e di giudicare “relazioni con un Paese ostile” i rapporti con il Sud. Questi scambi di colpi in mare sono solo l’ultimo atto di una serie di provocazioni di Pyongyang, che sembra intenzionata a far scattare la scintilla del conflitto armato.

Tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre 2023, l’esercito nordcoreano è stato schierato al confine per ripristinare gli avamposti smantellati dopo la dichiarazione di Panmunjom del 2018. La Repubblica popolare guidata da Kim Jong Un ha anche lanciato in orbita il suo primo satellite spia, una mossa che ha preoccupato non solo Seul, ma tutti gli alleati degli Stato Uniti nell’area.

La tensione è arrivata al punto tale che il ministero della Difesa del Sud ha ordinato un potenziamento delle capacità dell’esercito e ha posto Pyongyang di fronte a un bivio: “Ha solo due scelte: la pace o la distruzione. Se i nordcoreani compiranno azioni avventate che metteranno a rischio la pace, vi sarà un inferno di distruzione ad attenderli”.

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