Visti di lavoro garantiti soltanto a fronte di un guadagno annuo di almeno 40mila sterline all'anno. È questa l'ultima proposta avanzata da Boris Johnson per stroncare, in un colpo solo, la dipendenza dal lavoro a basso costo e l'immigrazione in Gran Bretagna. Dopo la Brexit, infatti, il Paese ha continuato ad accogliere cittadini stranieri a ritmi vertiginosi, il tutto attraverso metodi legali. Risultato: gli ultimi dati ufficiali, relativi al 2022, parlano di un'immigrazione netta (ingressi meno uscite) di 745mila persone. Si tratta di un numero enorme, nonché la somma di quanto registrato da Londra nel periodo compreso tra il 1945 al 2000. La proposta dell'ex premier per stroncare la tendenza, dunque, coincide con l'introduzione di una barriera salariale all'ingresso dei nuovi arrivati.
Un piano anti immigrazione
“Le persone non accetteranno un cambiamento demografico a questo ritmo, nemmeno nei paesi e nelle capitali più liberali”, ha scritto Johnson in un articolo del Daily Mail riferendosi ai dati dell'Uk e citando i recenti disordini di Dublino. A differenza degli altri Paesi, ha tuttavia fatto notare l'ex leader conservatore, il Regno Unito ha il potere di risolvere la questione e di cambiare le proprie regole sull’immigrazione. Da qui l'ipotesi di intervenire a gamba tesa sui guadagni dei nuovi arrivati con una chiara proposta: aumentare la soglia salariale annua per i lavoratori stranieri che arrivano in Gran Bretagna da 26mila a 40mila sterline all'anno.
Johnson ha ammesso che una simile modifica potrebbe provocare le proteste di coloro che hanno tratto ricchezza dalla manodopera straniera a basso costo, ma ha anche affermato che costringerebbe le industrie locali ad investire nella formazione dei lavoratori domestici per colmare le lacune del Paese. Questa ipotesi aumenterà notevolmente la pressione sull'attuale premier, Rishi Sunak, che sta lavorando ad un pacchetto di misure dopo gli ultimi dati record, tre volte i livelli pre Brexit.
L'aumento salariale proposto da Johnson
L’aumento della soglia salariale è tra le proposte prese in considerazione da Sunak, anche se potrebbe farlo a livelli più modesti di quelli proposti da Johnson e Suella Braverman, l’ex ministro degli Interni, che sosteneva addirittura un aumento di questa barriera fino a 45mila sterline annue. “È giunto il momento di aumentare il reddito minimo che devi guadagnare per ottenere un visto di lavoro nel Regno Unito”, ha detto esplicitamente Johnson, lanciando un chiaro messaggio alla leadership di Londra.
“Il reddito minimo per la maggior parte dei lavoratori migranti che arrivano nel Regno Unito dovrebbe ora arrivare fino a 40mila sterline o più, perché è la cosa giusta per i lavoratori migranti e per l’intera forza lavoro britannica”, ha proseguito l'ex premier. A quel punto, ha ipotizzato Johnson, persone molto ricche potrebbero protestare per il fatto di non poter permettersi di gestire le loro attività se devono pagare i loro lavoratori stranieri cifre così elevate. Poco importa: per Johnson è arrivato il momento di voltare pagina e chiamare le aziende ad investire sulla formazione di addetti made in Uk.
La proposta di Johnson, per la cronaca, va oltre quella di Robert Jenrick, il ministro dell’Immigrazione, che ha proposto di aumentare la soglia salariale a 35mila sterline all’anno – il livello di retribuzione media nel Regno Unito – come parte di un piano in cinque punti per affrontare la migrazione netta.
Il governo sta anche valutando la possibilità di limitare il numero di persone a carico che i lavoratori stranieri possono portare con sé nel Regno Unito e di eliminare la lista delle occupazioni in carenza di personale in base alla quale le aziende pagano i lavoratori stranieri il 20% in meno rispetto alla tariffa corrente per lavori in cui vi è carenza di competenze. Lo stesso Sunak ha ammesso che i livelli di migrazione netta sono “troppo alti” e che “devono scendere a livelli più sostenibili”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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