"Belgrado come Maidan". Ora Mosca punta il dito contro l'Occidente

Secondo la portavoce del ministro degli Esteri russo e il presidente serbo Vucic, le proteste dell'opposizione scoppiate nella capitale serba sono state manipolate da "agenti esterni" occidentali

"Belgrado come Maidan". Ora Mosca punta il dito contro l'Occidente
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Le proteste dell’opposizione filoeuropea in Serbia sarebbero state manovrate dai burattinai dell’Ovest. “Tentativi evidenti di destabilizzare la situazione”, secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, che ha accusato “l’Occidente collettivo” di utilizzare “tecniche dei colpi di Stato in stile Maidan”. Il riferimento è alla rivoluzione ucraina del 2014, il momento in cui il Paese si è staccato da Mosca ed è iniziata tutta la catena di eventi che ha portato all’invasione del 2022.

L’unica reazione possibile è il rigoroso rispetto della lettera e dello spirito della Costituzione del Paese, il rispetto della scelta del popolo serbo che ha votato per gli interessi nazionali del proprio Paese”, ha continuato la rappresentante del dicastero russo. L’ipotesi che dietro alle manifestazioni vi fosse un “agente esterno” è stata sostenuta anche dal presidente Alexsandar Vucic che, nel suo discorso di emergenza alla nazione, ha affermato che il tentativo dei sostenitori dell’opposizione di assaltare l’edificio dell’amministrazione comunale di Belgrado puntava a minare la sovranità serba. “Tutto era stato preparato in anticipo, è stato un tentativo di presa di potere forzata delle istituzioni statali. Abbiamo prove solide a sostegno e non ci arrenderemo. Nessuno ha il diritto di distruggere la nostra casa, di distruggere la proprietà del nostro Paese e dei nostri cittadini”, ha concluso il presidente.

La protesta nella notte tra il 24 e il 25 dicembre è stata la settima da quando la coalizione di opposizione “Serbia contro la violenza” (Spn) ha denunciato presunti brogli durante le elezioni generali di domenica 17. La manifestazione è degenerata in violenza, con scontri e lanci di lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine. Due agenti sono stati feriti e 35 persone sono finite in manette. I momenti di maggiore tensione si sono registrati quando i leader di Snp si sono recati al municipio dopo il corteo iniziale e hanno tentato di fare irruzione nell’edificio, rivolgendosi poi ai cittadini e chiamandoli “vincitori delle elezioni”. I manifestanti hanno lanciato pietre, bastoni e uova contro la struttura, rompendo finestre e tentando di forzare l’ingresso, ma sono stati respinti da un’unità antisommossa della polizia.

Proprio nella votazione per la nuova giunta della capitale, “Serbia contro la violenza” si aspettava la vittoria e suoi rappresentanti hanno sostenuto che sia stata “rubata” con manipolazioni. Il partito del presidente Vucic, Sns, ha ottenuto un vantaggio limitato e per questo la formazione del governo locale rimane ancora incerta.

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