Scontro Biden-Trump sugli scioperi: cosa svela la battaglia per i colletti blu

Lo sciopero degli operai dell'industria automobilistica si allarga in oltre 20 stati. Così Biden e Trump decidono di muoversi a sostegno dei lavoratori: una mossa chiave in vista del voto del 2024

Scontro Biden-Trump sugli scioperi: cosa svela la battaglia per i colletti blu

Lo sciopero dei colletti blu d'America si allarga a macchia d'olio. Dopo poco più di una settimana, l'United Automobile Workers, il potente sindacato che ha dichiarato guerra alle big three dell'industria dell'auto (Ford, General Motors e Stellantis) ha deciso di alzare la posta. Con una forza di quasi 400 mila iscritti, l'Uaw ha deciso di espandere lo sciopero incrociando le braccia in tutti i 38 stabilimenti di General Motors e Stellantis, coinvolgendo oltre 20 Stati.

L'allargamento degli scioperi

La mossa porterà la lotta sindacale da una parte all'altra dell'Unione, dalla Virginia alla California. Le agitazioni erano iniziate il 15 settembre in soli tre impianti, uno a Wayne, in Michigan, uno a Wentzville in Missouri e un terzo a Toledo in Ohio, per un totale di circa 12 mila lavoratori. La decisione di allargare lo scontro con le corporation poterà altri 5.600 persone ad incrociare le braccia per oltre 18mila lavoratori.

La tattica dell'Uaw è nuova. Mai prima d'ora il sindacato aveva preso di mira più compagne. Come ha notato Cnn, tradizionalmente si colpiva un’azienda per volta, con operai che scioperavano contemporaneamente. Fonti Uaw hanno specificato che il nuovo approccio fatto di scioperi mirati che rendono intermittente la produzione possono essere più efficaci. Questi scioperi "stand-up" prevedono che i lavoratori di specifici stabilimenti scioperino mentre altri lavorano, con una rotazione che rende lo sciopero fastidioso per le aziende e sostenibile per i lavoratori.

Le richieste sul tavolo sono semplici quanto enormi: un aumento immediato dei salari del 20% per gli iscritti al sindacato con successivi incrementi del 40%. Non solo. Nel mirino sono finte anche le concessioni che vennero fatte alle aziende tra il 2007 e 2009, gli anni del crack finanziario, quando alcuni benefit vennero soppressi, tra cui l'assistenza sanitaria per i pensionati assunti dopo il 2007. Non da ultimo chiedono una riduzione dell'orario di lavoro da 40 a 32 ore.

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Intervento di Biden in una fabbrica del Maryland

La mossa di Biden

L'attacco spregiudicato della Uaw ha effetti a cascata su tutto il sistema America, in particolare sulla politica. Joe Biden e Donald Trump sono in una posizione delicata, sanno che non possono sottovalutare quanto succede fuori dagli stabilimenti e sanno che giocando in anticipo possono sfruttare l'occasione in vista delle presidenziali del 2024.

Chi rischia di più è proprio il presidente. L'ex vice di Obama in più di un'occasione si è descritto come il "presidente più pro sindacato della storia americana". Non è infatti un segreto che nella sua lunga carriera politica Biden abbia appoggiato l'attività dei sindacati. Da buon figlio del Mid West sa quanto conti per i dem l'appoggio delle varie sigle sindacali nelle elezioni in quegli Stati che per decenni sono stati il cuore della classe operaia americana. Ma da qualche tempo su quel fronte il presidente è in affanno. La scelta della sua amministrazione di puntare sull'elettrificazione dell'industria dell'auto ha fatto storcere il naso a molti, soprattutto se si considera che la forza lavoro necessaria per realizzare veicoli elettrici è minore di quella dei veicoli a combustione.

In vista del 2024 Biden ha già incassato l'appoggio di qualche sigla sindacale, ma non della Uaw che per il momento ha scelto di non schierarsi. In un primo momento la posizione dell'inquilino della Casa Bianca sullo sciopero è stata attendista, ha fatto un generico richiamo alle case automobilistiche a condividere i profitti con gli operai ma niente di più. Ma poi sono successe due cose.

Donald Trump ha promesso di volare a Detroit per parlare con gli operai e poi è arrivato l'invito di Shawn Fain, presidente del sindacato in sciopero: "Invitiamo e incoraggiamo chiunque sostenga la nostra causa a unirsi a noi nei picchetti, dai nostri amici e famigliari fino al presidente degli Stati Unti". Un appello che Biden non poteva far cadere.

Per questo Biden ha costretto il suo staff a ribaltare la scaletta dei suoi impegni, in una mossa senza precedenti. Come ha scritto il New York Times, Biden volerà in Michigan martedì 26 settembre per "unirsi al picchetto". Una mossa, ha scritto il Times, che mostra un supporto presidenziale alla protesta che non si vedeva da decenni. Tanto per avere un'idea, ha ricordato a Reuters lo storico Jeremi Suri, l'ultimo presidente che aveva mostrato apertamente supporto agli scioperanti fu Theodore Roosevelt, che nel 1902 invitò alla Casa Bianca dei minatori.

Per il momento non è chiaro in quale stabilimento si recherà Biden in Michigan. Il viaggio nel cuore della Rust Belt ha cambiato i piani dell'amministrazione Biden che prevedeva un viaggio di tre giorni nella West Cost. La decisione di aderire allo sciopero segna un'importante rottura con il passato, mai prima d'ora un presidente aveva preso parte a un picchetto. Resterà da vedere se la mossa sindacale di Biden avrà effetti nei suoi declinanti indici di gradimento. Intanto, si tratta di un tampone al ritorno di Donald Trump.

La delicata partita di Donald Trump

Voci dalla campagna elettorale di The Donald hanno malignamente fatto notare che la decisione di Biden arriva dopo quella dell'ex presidente di recarsi tra gli operai per tenere un comizio il 27 settembre, giorno del secondo dibattito tra candidati del partito repubblicano, che Trump diserterà. Jason Miller, consigliere senior della campagna di Trump si è chiesto malignamente: "Biden sarebbe andato in Michigan prima dell'annuncio di Trump? Il suo viaggio non è altro che una 'photo opportunity' in un momento in cui è assediato da vari problemi".

Donald Trump dal canto suo cammina su un sentiero stretto. La scelta di andare nel Mid West in questo momento si inserisce in una strategia precisa del tycoon, accarezzare il voto dei colletti blu ancora una volta. L'ex presidente, a differenza di molti altri avversari passati e presenti nel Gop, su molte questioni ha sempre avuto un approccio non ideologico, è il caso del mercato del lavoro e dell'aborto, ha notato Marco Bardazzi sul Foglio. Nel primo caso Trump ha sempre cercato di fare leva sulle sue capacità di negoziatore, per lui lo stallo si può risolvere con un duro negoziato tra le parti che lui, come presidente, avrebbe mediato (e risolto) in pochissimo tempo.

Per Trump il cuore del problema resta l'Inflation Reduction Act e il supporto dell'amministrazione Biden alle auto elettriche. La strategia di Trump potrebbe avere appigli tra gli operai che rimangono scettici sull'elettrificazione del trasporto americano. Scettici per il rischio di vedere un taglio della forza lavoro; scettici perché il cuore di questi veicoli elettrici, le batterie, non viene prodotto a sufficienza negli Usa e resta in mano soprattutto alla Cina.

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Intervento di Trump in Michigan nell'aprile del 2022

La posizione di Trump e di una fetta del nuovo Gop, quella "contaminata" dalle idee del tycoon, rimane controversa per molti della vecchia guardia. Non è un caso che altri candidati alle primarie del Gop, come Nikki Haley e Tim Scott abbiano attaccato a testa bassa il sindacato, nel solco di una tradizione politica che vedeva i sindacati come fumo negli occhi, come una pericolosa proiezione socialista contro il liberalismo del sogno americano. In molti hanno bollato le posizioni anti-sindacali della destra storica del Gop come "reaganismo zombi". Ma è chiaro che la strada presa da Trump non è semplice.

Nel 2016 nessuno lo conosceva come politico, una grossa fetta del Paese voleva cambiare aria dopo gli otto anni di Barack Obama, così come lo voleva una fetta del mondo proletario da sempre vicino alle posizioni dem. Ma stavolta gli americani sono consci di quello che Trump ha fatto (e non ha fatto). Come ha notato Politico l'amministrazione del Tycoon non ha adottato politiche favorevoli per i sindacati. Anzi. La stessa Uaw se da un lato ha bisogno di sostegno e non si oppone a una visita di Trump, dall'altro non ha mai dimenticato quanto successo nel 2019 quando durante uno sciopero di sei settimane contro la General Motors il presidente rimase silente.

L'ombra della sfida elettorale

Il tycoon, da parte sua, sa bene di avere in pugno la nomination repubblicana. I sondaggi lo danno stabilmente avanti, gioca in attacco contro i primi inseguitori, Ron DeSantis e Vivek Ramaswamy e per il momento non teme contraccolpi dovuti ai processi che lo vedono imputato. Ma soprattutto sa che il campo di battaglia da presidiare per provare a tornare al numero 1600 di Pennsylvania Avenue è il vecchio Mid West.

Tra i 20 Stati coinvolti nello sciopero, ben sei sono in quella fetta di America che nel 2016 gli consegnò le chiavi della Casa Bianca, in particolare Michigan, Wisconsin, Pennsylvania. Ma non solo. Altri tre, Nord Carolina, Nevada e Georgia saranno gli Stati che, come nel 2020, potrebbero decidere chi sarà il prossimo presidente.

Nel 2016 il Mid West, e quindi la classe operaia di quella regione, fu decisiva per la vittoria di Trump su Hillary Clinton. Trump e Biden sanno che basta un pugno di voti per segnare un'elezione. Sette anni fa lo scarto in favore di Trump fu di 44 mila voti in Pennsylvania, di 22 mila in Wisconsin e di 10mila in Michigan.

In questo senso il 2024 si preannuncia un anno elettorale molto caldo. Trump è pronto a mettere da parte, ancora una volta, la tradizione anti-sindacato della destra per andare a prendere i voti che servono da quella fetta di America che si sente tradita dalla sinistra.

Biden sa di essere in affanno: il Congresso è sempre di più una palude, i guai del figlio Hunter rischiano di portarlo a una procedura di impeachment e la variabile della sua età preoccupa sempre più americani. Ma soprattutto le sue Bidenomics non decollano. Gli indicatori economici sembrano sorridergli, ma nei portafogli dei colletti blu quegli indicatori ancora non si vedono. L'inflazione morde, l'incertezza aumenta e il tempo stringe.

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