La nuova generazione perduta d'America: ecco chi lascia il Paese

Sempre più statunitensi decidono di lasciare l'America. I flussi di espatriati verso l'Europa aumentano di anno in anno. A pesare è la qualità della vita, ma anche il razzismo e le tasse

La nuova generazione perduta d'America: ecco chi lascia il Paese

F. Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, T. S. Eliot e Ezra Pound, un pugno di scrittori e poeti persi tra le fiamme della Grande Guerra e la seduzione di un continente, quello europeo, che voleva dimenticare un conflitto che aveva cambiato il mondo. Si tratta di quella che Gertrude Stein ribattezzò generazione perduta, quella fetta di giovani uomini forgiati dalla guerra e dalle avversità di una prima metà di '900 tutt’altro che facile.

Molti di loro arrivarono lasciarono il Nuovo Mondo per trovare una propria dimensione in Europa. Oggi il mondo è cambiato, America ed Europa sono cambiate, eppure gli Stati Uniti iniziano a vedere i semi di una nuova generazione di americani che vogliono lasciare la casa dello Zio Sam per fare fortuna in Europa, per trovare una propria dimensione in un mondo diverso.

Americani in fuga

Sempre più americani, hanno rilevato i sondaggisti, immaginano di voler lasciare l'America. Il fenomeno ha subito un'accelerazione dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2016. Migliaia di americani scioccati per la vittoria del tycoon e in polemica aperta con quell'America che chiedeva discontinuità dopo gli anni di Barack Obama alla Casa Bianca, cercarono fortuna in Europa.

In realtà l'avvento di Trump si è inserito in un fenomeno in ascesa. Durante la presidenza Obama l'11% degli americani dichiarava di volersi traferire in un altro Paese in modo permanente, sotto Trump il numero è salito al 16% mentre nel 2022, due anni dopo l'elezione di Joe Biden è cresciuto ancora al 17%. Un altro effetto della crescente spaccatura in seno all'America di oggi.

Le destinazioni degli statunitensi all'Estero

Certo i numeri sono limitati se considerati rispetto agli oltre 330 milioni di abitanti. Eppure tutti gli indici sono in aumento. Ma dove vanno questi americani? L'Economist ha raccolto un po' di dati e ha scoperto, ad esempio, che il Regno Unito, complice la lingua comune, ha visto i residenti di origine americana passare da 137 mila nel 2013 a 166 mila nel 2021 (ultimo anno disponibile). Ma non solo. Considerando il periodo 2013-2022, il numero di americani in Olanda è passato da 15.500 a 24.000; in Spagna è passato da 20 mila a 34 mila persone; il Portogallo è triplicato toccando quota 10 mila. Stabile invece la presenza in Germania, Francia e Paesi Nordici.

Le ragioni dietro questo "ritorno" nel Vecchio continente sono diverse e solo in parte hanno a che fare con la politica, semmai, hanno raccontato molti, centrano con i grandi mali della società americana. Alla fine solo una piccolissima parte ha lasciato per l'elezione di Trump anche se tanti non rientrano perché le divisioni del Paese non si placano.

Le ragioni di un addio

Una delle prime ragioni che spinge all'addio della madre patria sono gli eccessi di una società votata alla performance. Tracy Metz, direttrice dell'istituto culturale americano-olandese John Adams ha spiegato all'Economist che per molti l'Europa rappresenta un luogo in cui è più facile bilanciare vita e lavoro. Gli americani lavorano in media 1.811 ore all'anno, gli Europei si fermano invece a 1.571 e gli olandesi addirittura 1.427. In più, restando sempre nell'ambito lavorativo, gran parte dei Paesi del centro-nord Europa hanno una conoscenza avanzata dell'inglese, in particolare penisola scandinava e Olanda.

L'altro grande fattore attrattivo è il welfare state, in particolare il fatto che in molti paesi esistano forme di assistenza sanitaria universali, un miraggio in America. In quasi tutto il continente è possibile accedere senza patemi a cure e reti di sicurezza sociale, che negli Usa sono possibili solo con altissimi livelli di reddito o lavori altamente specializzati che tra i benefit hanno assicurazioni sanitarie.

L'altro momento spartiacque per molti è stato il 2020, incendiato dalle proteste di Black Lives Matter e plasmato dalla pandemia. Il razzismo che ancora permea l'America per molti è stata una ragione sufficiente per lasciare il Paese, in particolare per le forme violente con cui si è manifestato. In questo senso l'Europa rappresenta non tanto un porto senza razzismo, ma un luogo sicuro lontano dalla violenza esplosa dopo la pandemia.

AH

C'è poi un aspetto tutto economico. Il boom dello smart working ha reso ancora più accessibile l'Europa e molti paesi hanno fiutato l'affare di attirare lavoratori e aziende con sgravi fiscali. L'Olanda, ad esempio, permette alle aziende di pagare tasse solo sul 70% dei redditi dei lavoratori più qualificati. In Portogallo esiste invece una flat tax del 10% su redditi passivi come pensione o investimenti. In Spagna la "legge Beckham" prevede una tassa piatta del 24% sui redditi guadagnati in loco. Tutte misure che piacciono ai contribuenti americani sempre insofferenti quando si parla di tasse.

Amanda Klekowski von Koppenfels docente esperta di diaspora americana ha spiegato che nella mente degli americani sta iniziando a formarsi un pensiero nuovo. Fino a qualche anno fa pensavano che l'America fosse la nazione che tutti volevano raggiungere, un Paese di immigrati e non di emigranti. Lasciarlo, rinunciare al sogno americano, sembrava folle.

Oggi invece l'Europa è sempre più seducente, fatta di assistenza sanitaria, trasporti economici ed efficienti, violenza armata bassissima e ottimi livelli di sicurezza e razzismo molto meno letale.

Gli americani, insomma, rimangono affascinati dalla libertà che si è ritagliato il vecchio continente e sempre meno si lasciano sedurre dalla promessa del sogno americano. Un po' come quegli scrittori che avevano eletto l'Europa a propria dimora e che tanto avevano criticato l'American dream.

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