Morto il "boia" di Eichmann. Fu estratto a sorte per uccidere il gerarca nazista

Si chiamava Shalom Nagar e ha azionato la leva che eseguì la pena inflitta da una sentenza storica per Israele e per il mondo: uccidere l'architetto della "soluzione finale" del cosiddetto "problema ebraico"

Morto il "boia" di Eichmann. Fu estratto a sorte per uccidere il gerarca nazista
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Un uomo può essere condannato da un tribunale speciale per i crimini di guerra, da una corte penale internazionale o nazionale, e da un intero popolo, anche se alcuni, in questo caso specifico, avrebbero usato una parola differente, "razza". Ma chi esegue la sentenza della pena di morte è quasi sempre in singolo, ed è colui che viene chiamato boia. Il boia dell'Obersturmbannführer delle Ss Adolf Eichmann, l'architetto o contabile della Soluzione finale del cosiddetto "Problema ebraico", si chiamava Shalom Nagar. Morto oggi a 86 anni.

Aveva 24 anni quando l'11 maggio del 1962 azionò la leva per eseguire la condanna a morte dell'ufficiale nazista che aveva contribuito, forse più di chiunque altro, a organizzare l'abominevole crimine dell'Olocausto. Fuggito dall'Europa attraverso la Ratline che gli permise di salvarsi dal tribunale speciale di Norimberga, Eichmann si era nascosto in Argentina, a Buenos Aires, sfuggendo per anni ai cacciatori di nazisti che cercavano vendetta, fino a quanto un "sayanim", come vengono chiamati gli informatori dormienti di Israele, non lo riconobbe avvertendo gli uomini di Wiesenthal e il Mossad, che inviò una squadra di agenti sotto copertura per rapirlo ed estradarlo in Israele dove sarebbe stato processato, in mondo visione, per i crimini commessi contro il popolo ebraico quale ideatore dell'Endlösung.

Processato nel 1961, Eichmann fu impiccato nella prigione di Ramla da un uomo estratto sorte tra le 22 guardie che doveva sorvegliarlo notte e giorno. L'identità del carceriere che era divenuto "boia" venne tenuta segreta per timore di ritorsioni almeno fino al 2004, quando il mistero dell'uomo che aveva dato la morte ad Eichmann non venne svelato al mondo. Era Shalom Nagar, emigrato dallo Yemen in Israele quando aveva 15 anni, ex membro delle Forze di Difesa Israeliane e delle Guardie di frontiera.

Tra i compiti Nagar c'era quello di "assaggiare i pasti" dell'ufficiale delle Ss per assicurarsi che nessuno lo avesse avvelenato di nascosto. Un compito peculiare per un boia. Raccontò: "Se non fossi morto dopo due minuti, l'ufficiale di turno avrebbe lasciato il piatto nella cella di Eichmann”. Il giorno dell'esecuzione, due anni dopo la notte del rapimento eseguito con temeraria precisione dal Mossad, Eichmann chiese solo un bicchiere di vino. Rifiutò di essere bendato. E andò incontro alla morte con parte delle sue convinzioni.

Rimasi da solo con lui nella stanza per l'ultima volta e lo guardai fisso negli occhi, come sempre”, raccontò Nagar. Poi tirò la leva e divenne il boia di Eichmann. Dell'uomo che insieme Reinhard Heydrich, soprannominato dalle sue vittime il "boia di Praga", fu considerato dalla storia come il maggiore responsabile dello sterminio sistematico di 6 milioni di ebrei.

Dopo l'esecuzione di Eichmann, Shalom Nagar svolse il suo compito di guardia carceraria un altro decennio.

Ottenuto il pensionamento anticipato, dedicò il resto della vita allo studio della Torah. Senza dimenticare mai quel giorno, né il corpo senza vita di Eichmann, che, separato dal cappio, gli cadde addosso esalando l'ultimo respiro, postumo e intriso di sangue.

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