Un immediato cessate il fuoco durante il mese del Ramadan e il rilascio incondizionato degli ostaggi trattenuti da Hamas nella Striscia di Gaza. È questo il contenuto della risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu in seguito a cinque mesi di stallo. Cinque mesi durante i quali gli Usa hanno bloccato tre risoluzioni mentre la quarta, la più recente, è rimbalzata contro il doppio veto avanzato da Cina e Russia. La fumata bianca ha però alimentato la tensione tra Israele e Washington.
La risoluzione dell’Onu
Nel testo della risoluzione è stata sostituita l’espressione “cessate il fuoco permanente” con un “cessate il fuoco duraturo”, una concetto che riconoscerebbe, a detta degli Usa, lo spazio al diritto di Tel Aviv di difendersi e la necessità che entrambe le parti collaborino perché la tregua sia temporalmente duratura.
Nella suddetta risoluzione si fa presente che tutte le parti in causa - sia Israele che Hamas - devono rispettare gli obblighi del diritto internazionale e che la situazione umanitaria a Gaza è “catastrofica”. Doppia linea rossa, inoltre, per scongiurare tutti gli attacchi contro i civili e “tutti gli atti di terrorismo”. Allo stesso tempo la risoluzione fa presente che è illegale prendere ostaggi in base al diritto internazionale.
Scendendo nei dettagli, al punto 1 del documento, si chiede, il "rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, oltre a garantire l'accesso umanitario per far fronte alle loro esigenze mediche e altre esigenze umanitarie e chiede inoltre che le parti rispettino i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale in relazione a tutte le persone che detengono".
Il Consiglio ha inoltre sottolineato l'"urgente necessità di espandere il flusso di assistenza umanitaria e rafforzare la protezione dei civili nell'intera Striscia di Gaza e ribadisce la richiesta perchè vengano eliminati tutti gli ostacoli alla fornitura di assistenza umanitaria su larga scala, in linea con il diritto umanitario internazionale e le risoluzioni 2712 (2023) e 2720 (2023)". Il riferimento è a due risoluzioni, una del 15 novembre dell'anno scorso e l'altra del 22 dicembre, in cui, tra i vari punti, si ribadiva la necessità che i Paesi rispettino la legge internazionale e si affermava l'importanza di riconoscere la soluzione due popoli due Stati.
Le tensioni tra Usa e Israele
Il testo della risoluzione è stato approvato grazie al fatto che gli Stati Uniti si sono astenuti e non hanno posto il veto come in precedenza. Questa decisione, ha precisato il portavoce del Consiglio nazionale di Sicurezza della Casa Bianca John Kirby, "non rappresenta un cambiamento nella nostra politica". Gli Usa si sono astenuti per la mancanza, nella risoluzione, di una condanna ad Hamas e restano a "sostegno di un cessate il fuoco come parte di un accordo sugli ostaggi", ha spiegato.
La reazione di Israele, come detto, non è mancata. Il premier Benjamin Netanyahu ha revocato la missione a Washington di una delegazione che doveva confrontarsi con l'amministrazione Biden sulle alternative a un'operazione di terra a Rafah. La risoluzione "danneggia sia lo sforzo bellico che il tentativo di liberare gli ostaggi, perché dà ad Hamas la speranza che la pressione internazionale permetterà loro di accettare un cessate il fuoco senza il rilascio dei nostri ostaggi", ha spiegato l'ufficio del premier.
La posizione di Abu Mazen
La Presidenza Anp (Abu Mazen) ha accolto con favore l'approvazione della citata risoluzione. Secondo quanto riportato dall'agenzia palestinese Wafa, la Presidenza ne ha chiesto l'immediata attuazione per preservare la vita di civili innocenti. La Presidenza ha sottolineato che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe garantire l'attuazione di questa importante risoluzione, che ha ricevuto il consenso internazionale.
La Presidenza ha elogiato la posizione dei Paesi che hanno presentato e sostenuto questa risoluzione che "è in linea con il diritto internazionale e riflette il consenso internazionale che chiede la fine dell'aggressione e della guerra genocida condotta dalle forze di occupazione contro il popolo palestinese".
La Presidenza Anp ha quindi affermato che questa risoluzione è un passo nella giusta direzione verso la cessazione totale dell'aggressione, il ritiro delle forze di occupazione israeliane dall'intera Striscia di Gaza, la fine dei crimini commessi dalle autorità di occupazione israeliane e dai coloni terroristi in Cisgiordania, compresi Gerusalemme Est e avviando un processo politico basato sulla legittimità internazionale e sul diritto internazionale per porre fine all'occupazione e realizzare lo Stato di Palestina con Gerusalemme Est come capitale.
La Presidenza ha infine invitato la comunità internazionale a prestare soccorso al popolo
palestinese, a fornire immediatamente aiuti umanitari all'intera Striscia di Gaza attraverso tutti i valichi e a porre fine alla carestia affrontata dal nostro popolo a Gaza a causa della sanguinosa aggressione in corso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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