La notizia della prossima esistenza di un pozzo profondo, profondissimo, scavato nella desolata area desertica del Taklamakan, a ovest del deserto del Gobi, è stata annunciata a più riprese dalla stampa internazionale, che non ha potuto fare a meno di porsi fin dall'inizio la semplice domanda: cosa cerca Pechino nelle viscere della terra?
Iniziata alla fine di maggio, la perforazione straordinaria condotta e monitorata da due società controllate dal governo cinese, si è prefissa di superare gli 11mila metri di profondità nell’ambito di quella che è stata annunciata come un’iniziativa scientifica, per l'analisi dei sedimenti e delle più antiche rocce che compongono sottosuolo del nostro pianeta; ma è ovvio che tale impresa potrebbe avere un diverso esito, e ambire alla ricerca di gas, petrolio o imbattersi in giacimenti di terre rare.
Una volta raggiunta la profondità stabilita sotto la sabbia, quello del Taklamakan - situato nella regione autonoma dello Xinjiang, nel nord-ovest della Repubblica Popolare Cinese - diventerà uno dei pozzi più profondi mai realizzati dall'uomo. Rimandando il pensiero al famoso pozzo di Kola, scavato nell'omonima penisola dall'Unione Sovietica nel 1970 e interrotto nel 1989, quando era stata raggiunta la proibitiva profondità di 12.262 metri. Gli studi condotti dai sovietici portarono alla scoperta di nuove informazioni sullo Scudo baltico, la massa continentale che comprende gran parte dei paesi scandinavi.
Dando origine a strane teorie del complotto e leggende che poi si rivelarono ovviamente infondate. La stessa impresa di trivellare fino a profondità inaccessibili - si ricordi, per fare un paragone, che il monte Everest, il più alto del mondo, misura 8.800 metri in altezza - venne portata a termine in Germania, tra il 1987 e il 1995, quando a Windischeschenbach, nella regione della Baviera, vanne scavato un pozzo che raggiunse la profondità di 9.101 metri.
La perforazione è stata affidata alla China National Petroleum Corporation di proprietà statale, affiancata dalla Sinopec, importante gruppo petrolifero cinese. Secondo quanto si è appreso dalle fonti cinesi, la profondità stabilita per 11.100 metri verrà raggiunta nell’agosto del 2024. Richiedendo approssimativamente 500 giorni di scavo.
L’agenzia di stampa Xinhua, ha diffuso informazioni riguardo lo strato di rocce che la ricerca scientifica si è prefissa di raggiungere: stiamo parlando della superficie datata all’era del Cretaceo, un periodo compreso tra 66 e 145 milioni di anni fa. Ma potrebbe spingersi anche oltre, raggiungendo picchi che contano di arrivare alla profondità che consentirebbe di analizzare roccia risalente al periodo Cambriano. Niente di meno che 500 milioni di anni fa.
I campioni di roccia ottenuti da questo tipo di perforazioni possono dirci molto del nostro pianeta e delle ere geologiche che lo hanno portato allo stato in cui la nostra specie l’ha conosciuto. Ma allo stesso tempo queste perforazioni finanziate con enormi esborsi di denaro porterebbero scovare importanti e proficui giacimenti di risorse naturali - dato che nel settore del bacino del Tarim la Sinopec ha già scavato numerosi pozzi.
Seguendo l’agenda imposta dal governo cinese che attraverso il leader Xi Jinping ha annunciato un programma di esplorazioni e ricerche in vari ambiti per “trovare nuove fonti da cui attingere per le materie prime”, al fine di rendere la Cina indipendente dall’import dei combustibili fossili e dei minerali rari. Obiettivo che, se raggiunto, non farebbe altro che accelerare l’ascesa del Dragone nel nuovo assetto globale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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