Cosa non sapevamo della parata per la "Vittoria" di Mosca

Esibizione della potenza militare del Cremlino e occasione per marcare la coscienza identitaria della Federazione fedele a Mosca, la parata per il Giorno della Vittoria ha una storia datata e non priva di contraddizioni.

Cosa non sapevamo della parata per la "Vittoria" di Mosca

Rappresentazione marziale e muscolare della “potenza” militare russa, nonché vecchia occasione per rubare foto utili ad indentificare uomini e mezzi in epoca sovietica - quando il mondo era separato dalla cortina di ferro e lo spionaggio si avvaleva ancora dei microfilm - l’annuale parata militare per il Giorno della Vittoria che riempie la Piazza Rossa di Mosca e tante tra le piazze più importati di tutta la Federazione Russa, compie il suo corso, come 9 maggio, per ricordare al popolo e al mondo la vittoria sulla Germania nazista che firmò la resa incondizionata un minuto dopo le ore ventitré dell'8 maggio 1945.

A lungo “celata” dalla cortina di ferro che diviso il mondo per l’intera durata della Guerra Fredda, la parata militare per il Giorno della Vittoria è stata segnata da numerosi eventi peculiari. Primo tra questi, ed estremamente significativo, fu l’uso di guanti da parte dei soldati dell’Armata rossa che non intendevano toccare gli stendardi catturati alle truppe dello sconfitto Terzo Reich mentre venivano posti di fronte al Mausoleo di Lenin per essere bruciati in un rituale che avrebbe consacrato la vittoria, ricordando il sacrificio di un numero spropositato di soldati caduti per la causa. Era il 24 giugno del 1945, data scelta dal segretario Iosif Stalin come prima parata della vittoria. Secondo gli studi condotti da numerosi storici, oltre 8 milioni di uomini e donne dell’Armata Rossa avrebbero sacrificato la loro vita per la vittoria. Il numero di civili che persero la vita in Russia supera 16 milioni di vittime.

Sembra inoltre che proprio in occasione della prima parata della vittoria siano passate alla storia le "scarse abilità di cavallerizzo" di Stalin, il quale caduto da cavallo durante le prove della parata venne sostituito del maresciallo Georgy Zhukov, cavaliere abilissimo.

Fino al 1965, il 9 maggio è stato un normale giorno lavorativo in Unione Sovietica e in tutte le altre repubbliche socialiste del blocco orientale. Fu il leader sovietico Leonid Brezhnev a ordinare, per il ventesimo anniversario nella vittoria sulla Germania nazista una "grande parata" sulla Piazza Rossa, alla quale avrebbero dovuto prendere parte veterani e mezzi storici per ricordare al popolo sovietico la grandezza della Russia. Da allora il 9 maggio si impose come data patriottica, che, in seguito sarebbe stata perfetta occasione per "sfoggiare" la potenza militare sovietica attraverso i suoi più moderni equipaggiamenti militari che sfilavano in parata come un tempo era consuetudine vedere il 7 novembre di di fronte al Politburo del Partito Comunista riunito per celebrare l'anniversario della Rivoluzione bolscevica di Vladimir Lenin nel 1917.

Alle sfilata, tuttavia, furono protagonisti anche asset da combattimento poco sofisticati come i cani sminatori - eroi a quattro zampe che hanno avuto la fortuna di sopravvivere al conflitto a differenza degli atroci "cani bomba" che venivano bardati con dell'esplosivo e addestrati a correre sotto i carri armati tedeschi con effetti devastanti che lascio immaginare. Nota infatti la partecipazione di Dzulbars, un cane pastore che fiuto oltre 7.000 mine e 150 bombe inesplose, insignito di una medaglia al merito dallo stesso Stalin che, almeno secondo i racconti, lo avrebbe portato in braccio poiché ferito ad una zampa in combattimento.

Nonostante siamo ormai abituati a sentir parlare ogni anno della parata del Giorno della Vittoria, essa è stata celebrata occasionalmente in epoca sovietica. Nel 1945, 1965, 1985, e nel 1990. Fu il presidente dell'allora neocostituita Federazione Russa Boris Eltsin a riprendere, in occasione del 50° anniversario nel 1995, la tradizione della parata, e il presidente Vladimir Putin a decretarne l'annualità a partire dal 2008. Riallacciandosi a quella vecchia necessità di esibire al mondo la potenza militare russa attraverso la sfilata di uomini, mezzi e tecnologie da ammirare e lasciar spiare al centro della Piazza Rossa. Rendendo l'anniversario allo stesso tempo un evento identitario per la popolazione russa e russofila. Che come è stato ricordato in occasione della prima parata della Vittoria che si è tenuta in concomitanza con una guerra convenzionale - vedendo schierato sul campo l'Esercito russo con la missione, iniziale, di "denazificazificare e smilitarizzare" l'Ucraina orientale - deve ricordsre come "il popolo europeo è in eterno debito con l'Unione Sovietica". Una verità innegabile per quanto momentanemente "accantonata" da gran parte dell'opinione pubblica europea, parziale e da sempre discutibile secondo una frangia minoritaria di storici e politologi travolti e assorbiti dai recenti eventi bellici che tornano a segnare con il sangue il Vecchio continente.

Appare come un ricordo distante infatti il Giorno della Vittoria del 2005 che vide, oltre a molti vertici delle potenze firmatarie del Patto Atlantico, una delegazione di veterani della Wehrmacht, l'esercito tedesco che si scontrò con l'Armata Rossa per tutta la lunghezza del Fronte Orientale a partire dall'estate del 1941, quando venne lanciata l'Operazione Barbarossa. In quell'occasione i vecchi soldati tedeschi che accompagnavano l'allora cancelliere tedesco Gerhard Schroder - chiacchierato amico del Cremlino - vennero accolti da Putin che li incontrò di persona. Da citare anche il coinvolgimento, durante il giorno della vittoria del 2010, di contingenti esteri appartenenti alla Nato - come unità di fanteria polacche e americane e dell'aeronautica francese, come lo squadrone da caccia Normandie-Niemen.

Come scritto in apertura, la parata del Giorno della Vittoria è sempre stata un'occasione "muscolare" per mettere in mostra la tecnologia più avanzata in campo militare su cui il Cremlino avrebbe potuto contare in caso di un'escalation con i suoi avversari teorici. Nel 1965, ad esempio, sfilarono per la Piazza Rossa tre tipi di missili balistici intercontinentali - i 8K713, 8K96 e 8K99 - che non raggiunsero mai l'operatività: furono comunque sufficienti ad impressionare il blocco occidentale che venne a conoscenza dei progetti di Mosca e dei suoi progressi, altrettanto teorici, nella corsa agli armamenti che caratterizzò la Guerra Fredda. Nelle recenti esibizioni, proprio come nel passato, i moderni tank T-14 "Armata", i sistemi missilistici antiaerei come l'S-400 e il Pantsir-S1, insieme ai nuovi "droni e robot da combattimento" hanno sempre sottratto la scena ai reggimenti che in alta uniforme sfilano, come un tempo facevano i corpi d'élite della SS a Berlino, al passo dell'oca di prussiana memoria.

Mento alto e sguardo rivolto al nuovo vecchio Zar, mentre le formazioni di jet che non sono impegnate in missioni di bombardamento, portano per il secondo anno consecutivo in cielo quelle Z che avremmo fatto a meno di vedere come protagoniste nella nostra storia più recente.

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