"Vogliono far chiudere X": è guerra tra Elon Musk e la lega contro l'antisemitismo

Secondo Elon Musk, l'Anti-Defamation League è la principale responsabile del crollo delle inserzioni pubblicitarie sulla piattaforma X (Ex Twitter). Sarà battaglia legale

"Vogliono far chiudere X": è guerra tra Elon Musk e la lega contro l'antisemitismo
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È scontro negli Stati Uniti tra il patron di Tesla e di T (ex Twitter), Elon Musk, e l'Anti-Defamation League, l'organizzazione non governativa internazionale ebraica con sede a New York che si prefigge l'obiettivo di "combattere l'antisemitismo e tutte le forme di pregiudizio" e di contrastare l'estremismo online. Musk ha minacciato di citare in giudizio l'organizzazione, accusandola di aver tentato di "uccidere" la sua piattaforma social (X).

Secondo il magnate, infatti, l'Adl starebbe cercando di far chiudere la sua piattaforma social con false accuse di antisemitismo indirizzate all'azienda e al milionario stesso. In un thread pubblicato proprio su X, il tycoon ha affermato che le vendite pubblicitarie per l'ex Twitter sono diminuite del 60% e dietro questo calo ci sarebbe proprio la longa manus dell'Anti-Defamation League, che avrebbe convinto gli inserzionisti a lasciare la piattaforma di Musk. Motivo? Diffonde antisemitismo e teorie cospirazioniste.

E Musk cita in giudizio l'organizzazione

Il patron di Tesla e X ha dunque spiegato di non avere altra scelta "intentare una causa per diffamazione contro l'Anti-Defamation League... oh che ironia!". Ha poi sottolineato il fatto di essere convintamente a favore del "free speech" e della libertà di parola "ma contro l'antisemitismo di qualsiasi tipo". Non sarebbe la prima volta che il magnate intenta una causa per diffamazione contro un'organizzazione che ha come mission quello di contrastare l'estremismo online: come riporta il Guardian, infatti, l'uomo più ricco del mondo ha recentemente citato in giudizio il Center for Countering Digital Hate, accusandolo di aver danneggiato i rapporti di X con gli inserzionisti. Quest'ultimo ha replicato che si opporrà alla causa intentata dal magnate.

Comunque vada, sembra non esserci pace per l'ex Twitter. Nei giorni scorsi, il proprietario di X si è sfogato pubblicamente ammettendo che la piattaforma potrebbe addirittura fallire. "La triste verità è che non ci sono grandi social network al momento. Noi potremmo fallire, come molti hanno previsto, ma proveremo fino alla fine" ha ammesso Musk. In precedenza, un post pubblicato dallo stesso milionario circa la probabile eliminazione della funzione che consente di bloccare gli utenti su X aveva provocato un acceso dibattito tra i fruitori della piattaforma.

Il 31 ottobre dello scorso anno il visionario Ceo di Tesla e della compagnia aerospaziale SpaceX, in qualità di proprietario e presidente della piattaforma social aveva sciolto il consiglio d'amministrazione, diventando così "amministratore unico" della società tra le polemiche. Cosicché a dicembre Musk ha pubblicato un sondaggio sul suo profilo chiedendo agli utenti se si sarebbe dovuto dimettere dal ruolo di amministratore delegato, con il 57,5% degli utenti che ha votato a favore delle dimissioni. Alla fine di luglio, la piattaforma ha cambiato ufficialmente nome, passando da "Twitter" a "X".

Che cos'è l'Adl

L'Adl si definisce la principale organizzazione "anti-odio" del mondo e afferma che la sua missione è "fermare la diffamazione ai danni del popolo ebraico e garantire giustizia e un trattamento equo a tutti". Secondo l'organizzazione, i post antisemiti su X sarebbero notevolmente aumentati dopo l'acquisizione della piattaforma social da parte di Elon Musk nell'ottobre 2022, che avrebbe inoltre reintegrato molti estremisti e diversi "cospirazionisti" censurati dalla precedente governance. L'Adl, tuttavia, non è nuova a critiche: dopo quelle di Noam Chomsky, secondo il quale l'organizzazione "ha perduto del tutto il suo obiettivo sui diritti civili per essere diventata solo una sostenitrice della politica israeliana" il celebre giornalista Glenn Greenwald ha definito di recente l'Adl "un gruppo altamente politicizzato".

E "il fatto che ora svolgano un ruolo centrale nel controllo della censura rende questo più vero che mai".

Che sia un gruppo di parte e altamente politicizzato lo dimostrerebbe peraltro il fatto che l'organizzazione si è espressa contro il reintegro dell'ex presidente Donald Trump sulle piattaform social, esprimendo "profondo disappunto per la decisione di Meta" di ripristinare gli account dei social media del tycoon su Facebook e Instagram.

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