La ripresa economica della Cina è "ancora in una fase critica". Parola di Xi Jinping, intervenuto nel corso della riunione tematica sul lavoro economico indetta dal Politburo, il massimo organo decisionale del Partito Comunista Cinese, alla guida del Paese asiatico. Il giudizio del presidente cinese si inserisce in un momento delicatissimo per il Dragone, nel bel mezzo dei problemi legati alla grave crisi immobiliare ancora in atto e della stagnazione dell’attività interna, e pochi giorni dopo che Moody’s ha tagliato l’outlook del gigante asiatico da stabile a negativo.
Le parole di Xi sull’economia cinese
Xi ha affermato che, sebbene la ripresa economica dalla pandemia stia migliorando, la Cina si trova ancora ad affrontare un contesto politico ed economico internazionale avverso, nonché una sovrapposizione di sfide cicliche e strutturali interne. "Al momento, la ripresa economica del nostro Paese è ancora in una fase critica. La situazione di sviluppo che il nostro Paese deve affrontare è complessa", avrebbe dichiarato il leader cinese, secondo quanto riferito dall’agenzia Xinhua.
Stando al resoconto fornito dal network statale Cctv, Xi ha ammesso le difficoltà della congiuntura, all'indomani del summit di Pechino tra Cina e Ue, e ha sollecitato le misure adeguate e opportune per rilanciare l'economia dato che "la situazione di sviluppo che il Paese deve affrontare è complessa, con crescenti fattori avversi nell'ambiente politico ed economico internazionale".
I media cinesi non hanno rivelato se il Politburo abbia discusso l'obiettivo ufficiale di crescita del prodotto interno lordo per il prossimo anno. Questo viene solitamente annunciato a marzo in occasione della riunione annuale del parlamento cinese ed è una delle decisioni politiche più attese nel calendario economico del Paese. Per il 2023, Pechino aveva fissato l’obiettivo di crescita del pil al 5%, il livello più basso degli ultimi decenni. Gli economisti ipotizzano che potrebbe fissare lo stesso livello per il 2024, anche se avvertono che sarebbero necessari stimoli sostanziali per raggiungere una simile crescita, dato lo slancio poco brillante dell’economia della Repubblica Popolare Cinese.
La riunione del Politburo
Il Politburo ha anche rimarcato la necessità di "concentrarsi sull'accelerazione della costruzione di un sistema industriale moderno, sull'espansione della domanda interna e sulla prevenzione e il disinnesco dei rischi", oltre che a rafforzare "l'autosufficienza" nei settori chiave della scienza e della tecnologia e ad "accelerare la costruzione di nuovi assetti di sviluppo".
Ricordiamo che la Cina ha avuto un Pil a +4,9% nel terzo trimestre, poco sopra il target governativo di "circa il 5%" per l'interno 2023, che è tra i più bassi degli ultimi anni.
Il Paese non riesce a trovare lo slancio nella fase post-Covid a causa di consumi e produzione stagnanti, mentre l'export è in difficoltà: a novembre è salito di appena lo 0,5%, per la prima volta in sette mesi. Il settore immobiliare è caduto in una crisi profonda, con alcuni dei più grandi costruttori del Paese sommersi dai debiti, già insolventi e a rischio liquidazione.
L’incontro con i leader dell’Ue
È stata una settimana intensa per Xi, che giovedì ha avuto un incontro di oltre tre ore e mezza con il presidente del Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel. Il presidente cinese ne ha approfittato per sollevare il tema della bocciatura di Moody's, segnalandolo come conferma del fatto che l'Occidente "non riesca a capire" la seconda economia del pianeta.
In ogni caso, l’incontro, a differenza del passato, non è stato un dialogo tra sordi, dato che, tracciando le linee rosse della relazione bilaterale, i leader Ue hanno avvertito che il mercato europeo non rimarrà aperto per sempre se le politiche di Pechino non subiranno cambiamenti per ribilanciare un deficit commerciale "insostenibile", schizzato nel 2022 a quasi 400 miliardi di euro.
Detto altrimenti, con Xi che vorrebbe l'Ue nel ruolo di "partner primario", anche Pechino è preoccupata per i vorticosi venti contrari economici e punta ad evitare una vera e propria guerra commerciale con il blocco dei 27.
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