Avvertimenti, minacce velate, linee rosse. L’Iran ha lanciato l’ultimo, chiaro messaggio all’Occidente in merito alla guerra tra Hamas e Israele: il conflitto, attualmente concentrato nella Striscia di Gaza, dove è in corso l’operazione militare delle Forze di difesa israeliane (Idf), potrebbe allargarsi nella regione mediorientale. Va da sé, chiamando in causa nuovi attori, nuove alleanze, nuovi pericoli. Nel corso di una telefonata tra il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, e l’omologo cinese, Wang Yi, l’alto funzionario di Teheran ha sollevato alla controparte asiatica tutte le sue preoccupazioni su ciò che potrebbe presto accadere.
L’avvertimento dell’Iran
Fermare gli attacchi israeliani contro Gaza perché gli echi di quel conflitto stanno diventando sempre più forti e, giorno dopo giorno, rischiano di far deragliare la situazione: è questo, in sostanza, il senso di quanto comunicato da Amirabdollahian a Wang. "La dimensione della guerra nella regione si è allargata e se gli attacchi su Gaza non vengono immediatamente fermati c'è la possibilità che la regione possa esplodere in qualunque momento e tutte le parti perdano il controllo", ha affermato il ministro degli Esteri iraniani.
Lo stesso ministro ha quindi citato gli Stati Uniti. "Purtroppo, gli americani non capiscono il pericolo di un'ulteriore espansione della guerra. La vita del loro alleato, (il premier israeliano Benjamin) Netanyahu, è semplicemente il proseguimento della guerra e del genocidio, la situazione nella regione non resterà così", ha aggiunto il capo della Diplomazia di Teheran durante il colloquio.
Nello specifico, il rappresentante dell’Iran ha criticato gli Usa per avere posto il veto su una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva una tregua a Gaza, e ha invitato la Cina ad assumere una "ruolo attivo" per fermare la guerra. Secondo quanto riportato dall’agenzia iraniana Irna, anche Wang Yi avrebbe espresso rammarico rispetto al veto posto da Washington alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza, spiegando che Pechino dà molta importanza alla prospettiva di un cessate il fuoco a Gaza e all'invio di aiuti umanitari verso la Striscia.
Il ruolo di Teheran nella guerra
Non è sceso in campo direttamente, limitandosi a criticare Israele e a supportare la causa palestinese, ma l’Iran resta un attore chiave dell’intera vicenda. Non solo per i legami che uniscono Teheran ad Hamas e ad Hezbollah, ma anche per la storica rivalità che separa il Paese dall’asse Tel Aviv-Washington. È in un mosaico geopolitico del genere, dunque, che il governo iraniano è pronto a sfruttare ogni pretesto per rafforzare la propria posizione in Medio Oriente.
Pochi giorni fa, ad esempio, l’Iran ha messo in guardia rispetto ad attacchi contro gli interessi e le posizioni iraniane in Siria. "Questi attacchi non sono mai rimasti senza risposta e mai lo saranno", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran Nasser Kanani, affermando che la presenza di consiglieri militari iraniani in Siria "è legale e in linea con i principi dell'Iran rispetto alla lotta contro il terrorismo e l'aiuto dei Paesi nella regione".
I fronti caldi
Il portavoce ha definito "un atto di aggressione" gli attacchi aerei e missilistici sul territorio siriano, chiedendo alla comunità internazionale di reagire "alla violazione della sovranità nazionale e della sicurezza della Siria". E sono proprio episodi del genere che, a detta di Teheran, potrebbero contribuire ad allargare il conflitto israelo-palestinese nella regione, facendo anche incrociare più dossier paralleli.
Dall'attacco di Hamas del 7 ottobre, non a caso, sono stati segnalati molteplici combattimenti lungo il confine settentrionale che separa Israele e Libano, tra le Idf e la milizia appoggiata
dall’Iran, Hezbollah. Attenzione, inoltre, al fronte meridionale, quello sul Mar Rosso, dove i ribelli sciiti Houthi dello Yemen, anch’essi sostenuti da Teheran, hanno già effettuato alcuni raid.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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