Nuova profezia sulle elezioni Usa: "Con Harris più conflitti con la Cina"

Cina e Usa potrebbero ritrovarsi ad affrontare ulteriori tensioni politiche nel caso in cui Kamala Harris dovesse sconfiggere Donald Trump e diventare l’erede designata di Joe Biden

Nuova profezia sulle elezioni Usa: "Con Harris più conflitti con la Cina"
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In attesa di capire chi vincerà le prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti, c’è chi inizia a ragionare sulla variabile Cina. Da questo punto di vista è interessante leggere le dichiarazioni di un importante politologo cinese, secondo cui Pechino e Washington potrebbero ritrovarsi ad affrontare ulteriori tensioni politiche e conflitti nel caso in cui Kamala Harris dovesse sconfiggere Donald Trump e diventare l’erede designata di Joe Biden. Per Yan Xuetong, preside dell’Istituto di relazioni internazionali dell’Università Tsinghua di Pechino, la candidata del Partito Democratico sarebbe infatti "più riluttante" del suo rivale repubblicano ad accettare che la Cina recuperi terreno geopolitico e che gli Stati Uniti non siano più in grado di dominare il mondo come negli anni Novanta.

Il rapporto Cina-Usa con la possibile vittoria di Harris

Yan, citato dal South China Morning Post, ha dimostrato di avere le idee chiare su questo tema. "Harris è più desiderosa di Trump di mantenere il predominio americano (nel mondo ndr)", ha affermato, aggiungendo che il tycoon era più preoccupato degli interessi interni degli Stati Uniti che non del predominio internazionale del Paese. Da qui la profezia dell’accademico: "Se Harris vincesse le elezioni, penso che la Cina e gli Stati Uniti avrebbero più conflitti politici rispetto all’ipotesi che trionfasse Trump".

Accettando la nomination presidenziale del Partito Democratico ad agosto, Harris ha promesso di garantire che "l'America, non la Cina, vinca la competizione per il XXI secolo", prima di ripetere la frase nel suo dibattito con Trump il mese scorso. Molti osservatori si aspettano quindi che Harris, in caso di vittoria, continui gran parte della politica di Joe Biden nei confronti di Pechino. Quest’agenda includerebbe restrizioni sulla tecnologia, un allineamento rafforzato con gli alleati per contrastare Pechino nelle aree più calde del pianeta e dialoghi mirati con la stessa Cina su questioni che servono gli interessi dell'America.

Trump e il Dragone

Diverso, invece, il discorso relativo a Trump, che, in caso di vittoria, ha minacciato di implementare una tassa generale del 10% su tutti i beni esteri, nonché tariffe fino al 60% sui beni cinesi. A luglio, il compagno di corsa di Trump, JD Vance, aveva anche detto che era arrivato il tempo di impedire a Pechino di "costruire la propria classe media sulle spalle dei cittadini americani".

Ricordiamo poi che, durante il suo mandato, Trump ha imposto tariffe sulle importazioni di beni di fabbricazione cinese per un valore di oltre 300 miliardi di dollari, in risposta alle preoccupazioni relative al deficit commerciale e ai danni arrecati ai produttori americani. Molti si aspettavano che Biden revocasse o allentasse le misure, ma le ha in gran parte mantenute e ha addirittura aumentato i dazi sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi a circa il 100%.

In ogni caso, una cosa è certa: secondo Yan le relazioni economiche tra Cina e Stati Uniti continueranno a deteriorarsi, indipendentemente da chi vincerà le elezioni.

In un discorso del 2022 sull'approccio dell'amministrazione Biden alla Cina, il Segretario di Stato americano Antony Blinken aveva dichiarato che Pechino era l'unico concorrente di Washington con "sia l'intento di rimodellare l'ordine internazionale sia, sempre di più, il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per farlo". A partire da qui, dunque, prenderà forma la prossima relazione Usa-Cina.

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