"Ho visto la bestialità sul corpo di nostro figlio". In aula parla la mamma di Giulio Regeni

"Ho visto la bestialità sul corpo di nostro figlio". In aula parla la mamma di Giulio Regeni
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Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, è stata ascoltata oggi come testimone nell'aula bunker di Rebibbia, davanti alla Prima corte di Assise, nel processo per il sequestro e l'omicidio del ricercatore friulano, ucciso brutalmente in Egitto nel 2016.

"Quando ho dovuto riconoscere il corpo di Giulio ho potuto vedere solo il suo viso: ho visto la brutalità, la bestialità, sul corpo di nostro figlio. Era coperto da un telo e chiesi di poter vedere almeno i piedi ma una suora mi disse suo figlio è un martire. Lì capii che era stato torturato". In occasione del processo in cui sono imputati quattro agenti dei servizi segreti egiziani, la signora Effendi ha ricordato come il figlio fosse già stato in Egitto nel periodo del colpo di Stato di al-Sisi, per poi tornarci nel 2015, riferendo di sentirsi tutelato in quanto ricercatore straniero.

Rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, la madre di Regeni ricorda poi i giorni dalla scomparsa fino a quando è stata appresa la notizia della sua morte. La famiglia del ricercatore italiano ha riferito ancora una volta di aver parlato con il figlio via skype il 24 gennaio 2016. Il 27 gennaio arrivò la notizia della scomparsa. La famiglia venne contattata dall'ambasciatore di allora che comunico loro di "non portare buone notizie". La madre di Giulio, infine, racconta che, nel corso delle passate udienze, ha incontrato l'ambasciatore egiziano in aeroporto. "Non l'ho mai detto prima - afferma -. Ci siamo seduti accanto a lui, chiedendo se sapeva che c'era un processo in Italia sul caso Regeni, lui disse di sì".

La signora Deffendi ha poi ricordato con tenerezza la passione per lo studio del Medio Oriente da parte del figlio. "Giulio fin da bambino era appassionato di storia, il mondo arabo lo ha conosciuto quando con tutta la famiglia siamo andati a Istanbul, andava in seconda media e ci accorgemmo che già aveva molto interesse per quella cultura". Una volta in Egitto dopo la scomparsa del figlio, i coniugi Regeni hanno raccontato di essersi recati presso l'alloggio del figlio. "Trovammo il coinquilino di Giulio, ci chiese se la camera ci sembrava in ordine. Il giorno dopo lo abbiamo rivisto a casa e ci disse che erano passati tre poliziotti chiedendo informazioni su Giulio e sul suo computer, che io avevo messo in un cassetto.

Poi - ha aggiunto- la mattina del 3 febbraio dovevamo andare al commissariato di Dokki ma ci dissero che non serviva più perché le autorità egiziane stavano lavorando sul caso".

"La nostra famiglia è molto vicina a quella di Alberto Trentini", ha puntualizzato Deffendi in riferimento al cittadino italiano arrestato in Venezuela il 15 novembre scorso.

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