Aspirante politico, imprenditore, clown per feste. In realtà, un serial killer. John Wayne Gacy è entrato a fare parte del poco edificante Olimpo degli assassini più efferati della storia e la sua figura è diventata protagonista di film e serie tv. Esattamente come se fosse una rockstar, ma divertita dal male. Un clown perverso e sanguinario, accecato dalla rabbia. Nativo di Chicago, fu responsabile dell'omicidio di 33 giovani uomini tra il 1972 e il 1976, molti dei quali trovati sepolti sotto la sua casa.
Il primo stupro
Gacy era un uomo ambizioso, pronto a tutto pur di scalare le vette. Ma dovette fare i conti con le sue pulsioni, con un istinto omosessuale tramutato in pudore e ira. Sposato e padre di due figli, il futuro assassino commise la prima aggressione a scopo sessuale nell’agosto del 1967. Vittima un quindicenne – Donald Voorhees – figlio di un amico. Gacy lo attirò in casa, lo fece ubriacare, per poi passare al sesso orale. L’uomo, all’epoca venticinquenne, venne arrestato per molestie e sodomia. Condannato a 10 anni nel 1968, lasciò il carcere dopo diciotto mesi complice la buona condotta. Ma il ritorno sulla retta via fu passeggero, fugace.
Il ritorno (precario) sulla retta via
Tornato a Chicago, Gacy ottenne un lavoro come aiuto cuoco in un ristorante e provò ad abbracciare una vita serena, senza deviazioni. Prima il successo lavorativo, poi il nuovo amore, con tanto di fiori d’arancio. Fondò la PDM (Painting, Decorating & Maintenance) Contractors, un’impresa edile. Ma nel 1972 il primo inciampo, l’abuso sessuale ai danni di un suo dipendente in una stanza di hotel in Florida. Mai denunciato, complice anche il clima del tempo. La sua personalità e gli ottimi agganci non furono infatti gli unici fattori a permettergli di farla franca per diversi anni. Gli omosessuali erano considerati di classe inferiore, non erano ben visti dalla comunità. Gli scomparsi non avevano voce, non avevano volto, non avevano prestigio.
Gacy, un dem di spicco
A favorire la sua attività criminale, inoltre, il suo ruolo all’interno della comunità. Gacy era capitano di distretto dei democratici della contea di Hook e si prendeva cura dei bisogni della gente del quartiere. Un onorato e rispettato membro della comunità dem, tanto da incontrare – selfie compreso – la First Lady Rosalynn Carter. Sembrava il tipico uomo qualunque, non aveva un’aria sinistra, era assolutamente normale. Amava stare al centro dell’attenzione e per questo motivo iniziò a esibirsi come clown alle parate, andando anche a trovare giovani disabili e anziani invalidi per regalare un po’ di allegria. Alla fine del 1975 creò il suo personaggio, Pogo. Dal trucco alle movenze, un’opera completa.
Il brivido dell'omicidio
Il primo omicidio risale al 2 gennaio 1972, vittima il quindicenne Timothy Jack McCoy. Gacy in quel momento comprese che la morte era l’emozione più grande. Insuperabile, da replicare. Iniziò così ad ammazzare sempre più giovani. Modus operandi spesso diversi, ma con un unico fine: godere dell’uccisione. Gacy, infatti, colpiva senza alcuna logica: poteva adocchiare un ragazzo per strada, in un negozio o alla fermata del bus. Se gli piaceva, diventava la sua prossima vittima.
Ad aiutarlo fu la sua auto nera che somigliava a quelle della polizia, con tanto di riflettore speciale. Gacy si spacciava per un agente, forte della cinquantina di distintivi raccolti da diversi dipartimenti e un giubbotto nero che ricordava da vicino quello di un poliziotto. Le vittime, soprattutto i più giovani, avevano il terrore dell’arresto e “facilitavano” il rapimento. Una volta giunti a casa, Pogo il clown – senza la sua maschera – gli mostrava un trucco di magia, il più delle volte quello delle manette. Appena bloccati, era finita: Gacy poteva fare quello che voleva. Torture, sofferenze, supplizi. Fino alla morte, tramite soffocamento. La forma più personale, più cruenta, più soddisfacente secondo i suoi canoni truculenti.
L'inizio della fine
I giovani finiti nel mirino di Gacy sparivano così nel nulla e non venivano mai collegati a quell’uomo. Spesso ragazzi di periferia, più gay che etero, quasi sempre alla ricerca di lavoro, soldi o divertimento. Secondo quanto confessato dal killer clown, avrebbe portato a casa anche altre persone senza però ucciderle. Ciò che è certo, è l’orrore ritrovato nella sua abitazione, quasi per caso, cercando un ragazzo scomparso, il 15enne Robert Piest.
Orrore e cimeli
I detective non pensavano infatti di scrivere la storia dei serial killer. Ma dove c’è fumo, c’è fuoco. In quel caso, divampò un incendio. Gli investigatori risalirono al nome di Gacy, l’uomo indicato da parenti e amici di Piest prima di scomparire, e la perquisizione lasciò tutti attoniti: libri particolari (“Pederastia: sesso tra uomini e ragazzi”, “I gay devono morire”, “Pedofilia”), oggetti sessuali, strumenti di tortura. Ma soprattutto decine di corpi, ossa. L’odore di carne putrefatta. Una strage.
E ancora, Gacy aveva una collezione di trofei-cimeli. Oggetti sottratti alle sue vittime e conservati per ricordo, per simboleggiare la vittoria. Un altro dettaglio marcato del suo narcisismo. Senza quella maschera utilizzata per nascondere la sua vera identità, senza quel ruolo da clown che gli consentiva di tornare bambino e felice. Lontano dai ricordi degli abusi e dagli insulti del padre, da “frocio” a “scemo”.
Nessun rimorso
Inutile dire che la vicenda di Gacy alimentò significativamente la paura nei confronti del clown malvagio nell’immaginario popolare. I suoi disegni andarono a ruba, venduti nel corso di varie aste con prezzi oscillanti tra i 200 e i 20 mila dollari. In attesa del processo per omicidio, il killer clown fu interrogato dal novembre 1979 all’aprile 1980 da un membro del suo team di difesa legale. Mai nessun segno di rimorso di pentimento, anzi: una pioggia di accuse nei confronti delle vittime, ree di aver fatto tutto per soldi, che si parlasse di lavoro o di sesso. “Non sono un mostro orribile come vogliono dipingermi”, il suo j’accuse.
In prigione, Gacy provò a invocare l’infermità mentale.
Tentativo vano: fu riconosciuto colpevole di omicidio plurimo e condannato a morte. Fu giustiziato il 10 maggio 1994 per mezzo di un’iniezione letale endovenosa. Quasi cinquant’anni dopo l’inizio della carriera da omicida, gli esperti di DNA non hanno ancora identificato tutte le sue vittime.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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