Kazakistan, risolvere le crisi mondiali con la religione

Si è tenuto ad Astana il XXI congresso dei leader religiosi. Ecco cos'è e perché è così importante

Kazakistan, risolvere le crisi mondiali con la religione
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(Astana) Gli edifici di epoca sovietica si alternano a quelli ultra moderni. Sono le due anime di un Paese, il Kazakistan, che mostra i resti di un passato che non passa e che, allo stesso tempo, cerca di proiettarsi nel futuro. Il punto di svolta è arrivato nel 2017, quando il Paese caucasico ha ospitato l'Expo, dandogli un tema e un titolo profetico: "Energia futura". All'epoca, erano solo gli addetti ai lavori a parlare di svolta energetica e di energia pulita. Oggi, Nur Alem, la grande sfera in vetro di 80 metri che custodisce museo della scienza ed è il simbolo di quella esposizione universale, racconta un'altra storia che passa dall'energia solare a quella eolica, con proiezioni tra le stelle dello spazio. E il modello in scala della capitale, attorniato da alberi: "Non solo saranno il nostro polmone verde, ma attenueranno anche l'effetto dei venti gelidi che arrivano da nord".

Nur Alem

Ma è poco più in là che il Kazakistan sta giocando la sua partita, quella che può fare la differenza a livello internazionale. Mentre il mondo si infiamma nuovamente a causa delle tensioni tra Israele e palestinesi, in un conflitto che mischia rivendicazioni politiche e odio religioso, al XXI congresso dei leader religiosi si parla di fede. Di ciò che, indipendentemente dalle latitudini, unisce gli uomini.

E dalla sfera Nur Alem, quasi in un gioco di forme, si passa alla piramide del Palazzo della pace e della riconciliazione, sulla riva destra del fiume Isim, che ospita il forum. Per oltre tre ore i rabbini si confrontano con gli imam, insieme a vescovi e cardinali cattolici e a monaci buddhisti. Ogni religione tradizionale trova qui il suo rappresentante. Quello che si cerca è il dialogo, franco e senza giri di parole, di chi vive esperienze religiose diverse e che, allo stesso tempo, desidera non chiudere le porte agli altri. Un'impostazione propria del Kazakistan, che è riuscito a creare una solida alleanza con i rappresentanti musulmani, cattolici e ortodossi. Che ha saputo far sfruttare anche nelle più recenti crisi politiche e belliche, come il conflitto siriano che ha visto i propri tavoli di pace in Kazakistan.

Moschea Kazakistan

Perché partire proprio dalla fede? Secondo il presidente Qasym-Jomart Tokayev, grande sostenitore dell'iniziativa, i leader religiosi possono aiutare i popoli a rimarginare le proprie ferite, evitare il terrorismo e aiutare soprattutto le giovani generazioni a non disperdere la propria vita solamente nel mondo virtuale, ma radicandosi nella realtà che è fatta anche di valori spirituali. Ed è da questi che bisogna ripartire, secondo i leader religiosi presenti ad Astana.

Dove le tensioni si stemperano di fronte al confronto. E dove si rispetta la libertà altrui. "Qui, in una stessa via, potrebbero esserci senza problemi una chiesa ortodossa, una cattolica, una moschea e una sinagoga", ci aveva detto un sacerdote ortodosso. Aveva ragione.

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