Il "MeToo" ha vinto nelle piazze ma sta perdendo nei tribunali

La Corte Suprema dello Stato di New York ha revocato la condanna che gli era stata inflitta nel 2020 di Harvey Weinstein per reati sessuali

Il "MeToo" ha vinto nelle piazze ma sta perdendo nei tribunali
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La Corte Suprema dello Stato di New York ha revocato la condanna che gli era stata inflitta nel 2020 di Harvey Weinstein per reati sessuali: a deporre erano state ammesse donne che non c'entravano con le incriminazioni verso il produttore. Una revoca che fa pensare, perché Weinstein è stato l'orco del movimento #metoo, un movimento femminista che ha portato a una caccia alle streghe verso il maschio predatore senza precedenti. D'altra parte che Weinstein facesse delle avances in cambio di lavoro si sapeva, il problema è sempre stato chi ci stava per far carriera e chi no, e le condanne di stupro (uno stupro è uno stupro, non una richiesta) con vent'anni di ritardo mi hanno destato sempre un certo sospetto, così come il giustizialismo con la bava alla bocca di attrici (e dell'intera Hollywood). Il #metoo ha portato due cose: attrici dimenticate a girarsi tutti i talk show recitando la parte delle vittime, e attori e registi giudicati prima ancora che ci fosse un processo. Kevin Spacey radiato da Hollywood, perfino Woody Allen trattato come un pedofilo per le accuse di Mia Farrow, il cui figlio, guarda caso, dette il via agli scoop. Anche Asia Argento girellava pagata in ogni talk, a recitare la parte della vittima, perfino quando lei stessa fu accusata di violenza sessuale (mentre Sophie Okonedo, che rispedì al mittente gli approcci di Weinstein, e fu licenziata da Weinstein per prendere la Argento, non è mai stata un'eroina, chissà perché).

Vedremo come andrà avanti con Weinstein, di certo il #metoo è morto perché si è mostrato subito come un cieco sputtanamento di massa, e i pochi che sono finiti davanti a un giudice sono stati assolti, ma le loro carriere stroncate, e noi non sapremo mai come sarebbe finito House of Cards.

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