Moda: addio a Martin Greenfield, sarto di Sinatra, Obama, Trump e Di Caprio

Greenfield ha vestito sei presidenti Usa e numerose celebrità, realizzando centinaia di abiti per spettacoli televisivi e film

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Il mondo della moda ha perso una stella. Nella giornata di ieri, mercoledì 20 marzo, in un ospedale di Manhasset, a Long Island, nello stato di New York, è morto all'età di 95 anni Martin Greenfield, considerato uno dei sarti più stimati e più esperti al mondo. Il triste annuncio è stato fatto da suo figlio Tod al "New York Times".

Forse ai più il nome di Greenfield dirà poco. Eppure l’anziano sarto è quasi divenuto sinonimo di eleganza in diverse epoche. Greenfield, infatti, ha realizzato abiti per sei presidenti degli Stati Uniti (tra i quali Dwight D. Eisenhower, Barack Obama, Donald Trump e Joe Biden), per l'attore Leonardo Di Caprio e Paul Newman, i cantanti Frank Sinatra e Michael Jackson, il regista Martin Scorsese e, come se non bastasse, per celebri scrittori e artisti.

Come ricorda l’Adnkronos, il vero nome di Greenfield, nato il 9 agosto 1928 da una ricca famiglia ebrea in un villaggio della Cecoslovacchia (oggi in Ucraina), era Maximilian Grünfeld. La sua adolescenza è stata segnata pesantemente dalla furia nazista. Maximilian, infatti, era stato deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Per fortuna era scampato alla morte, ma non all’orrore.

Da prigioniero il suo compito era quello di lavare i vestiti delle guardie naziste del lager. Un giorno capitò un incidente nella lavanderia. Maximilian strappò accidentalmente il colletto della camicia di una guardia. Quest’ultima, per punizione, frustò il ragazzo. Il giovane non lo sapeva ma quel fortuito evento segnò per sempre la sua vita. Egli riparò il colletto strappato, grazie ad un compagno di prigionia che gli insegnò a cucire. Eppure decise di tenere la camicia, mettendola sotto la maglia a righe della sua uniforme carceraria. Successivamente, e in modo intenzionale, Maxmillian strappò l'uniforme di un'altra guardia: il prigioniero stava creando un guardaroba clandestino che lo avrebbe aiutato a sopravvivere all'Olocausto.

"Il giorno in cui indossai per la prima volta quella camicia", ha scritto Greenfield 70 anni dopo, "fu il giorno in cui imparai che i vestiti hanno un potere". Una lezione che non ha mai dimenticato. "Due camicie naziste strappate", raccontò ancora Greenfield, "hanno aiutato questo ebreo a costruire l'azienda di abiti su misura più famosa e di successo d'America". Il giovane riuscì a salvarsi dall’inferno del campo di concentramento e fuggì negli Stati Uniti con solo dieci dollari in tasca. Qui diede vita ad un'azienda e si fece un nome, guadagnando fortuna e stima. L’apice dei suoi sforzi si tradusse nella sua attività: "Martin Greenfield Clothiers".

Certo, il cammino non fu facile. Negli anni '70 Greenfield aprì un'attività nel quartiere di East Williamsburg a Brooklyn. Quel periodo, però, non fu facile. In quegli anni, infatti, la produzione locale di abbigliamento era in declino da decenni. Eppure dal male riuscì a trarre del bene. E questo grazie al suo genio e alla sua intuizione.

Greenfield Clothiers fu in grado di offrire servizi che gli stilisti e gli indossatori di abiti della città difficilmente potevano trovare altrove. Di tempo ne è passato ma l’impronta di Greenfield non si è cancellata. Come ha dichiarato ancora Tod, oggi è l'ultima sartoria signorile a New York. Sartoria che non ha vergogna di utilizzare ancora le vecchie tecniche: tale tradizionalismo è testimoniato da alcune macchine per asole che risalgono a circa 100 anni fa.

Nella fase iniziale l'attività principale della Greenfield Clothiers era la produzione di abiti pronti per l'uso per grandi magazzini e per marchi come Brooks Brothers e Donna Karan. Greenfield lavorava direttamente con gli stilisti. E amava farlo. Ma come spesso accade nella vita ci fu una svolta. L'attività cambiò direzione dopo che Greenfield accettò di realizzare abiti in stile anni Venti per la serie Hbo "Boardwalk Empire - L'impero del crimine" (2010-2014). Il negozio ha prodotto più di 600 abiti per 173 personaggi.

Non è un caso, quindi, che al primo progetto cinematografico ne seguirono altri non solo per il grande schermo ma anche per la tv, tra cui la serie Showtime "Billions" (2016-2023) e i film "Il grande Gatsby" (2013), "The Wolf of Wall Street" (2013) e "Joker" (2019).

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