La giunta militare del Myanmar ha concesso la grazia parziale alla leader birmana Aung San Suu Kyi, in carcere da quando era stata estromessa dalla sua carica di Consigliere di Stato (una sorta di primo ministro del Paese) in seguito ad un colpo di Stato nel 2021. La donna ha usufruito di un'ampia amnistia concessa ad oltre 7mila prigionieri in occasione della Quaresima buddista. "Il presidente del Consiglio di Amministrazione dello Stato perdona Daw Aung San Suu Kyi, condannata dai tribunali competenti", hanno riferito i media nazionali.
Grazia parziale per San Suu Kyi
San Suu Kyi era stata condannata a 33 anni di reclusione per una serie di accuse, compresi i reati di corruzione, possesso di walkie-talkie illegali e mancato rispetto delle restrizioni anti Covid. Nello specifico, pare che la grazia riguardi cinque delle 19 condanne a suo carico. Al momento non è ancora chiaro se questo porterà al suo rilascio effettivo. Certo è che la politica non era più stata vista dal grande pubblico da quando era stata arrestata il primo febbraio 2021. Da quel momento in poi, la sua immagine è apparsa solo in alcune foto di bassa qualità scattate dai media statali in un'aula di tribunale a Naypyidaw.
Aung Sang Suu Kyi, 78 anni, premio Nobel per la pace nel 1991, stava scontando una pena pluri decennale dopo essere stata agli arresti domiciliari tra il 1989 e il 2010. Di recente, una fonte aveva spiegato a France Presse che la donna era stata trasferita dalla prigione ad un edificio governativo. Adesso ecco la notizia dell'amnistia parziale.
Notizia che, peraltro, arriva all'indomani della volontà della giunta militare di prorogare lo stato di emergenza all'interno del Paese per altri sei mesi. Questo comporta il rinvio delle elezioni che erano state previste per agosto. La decisione è stata approvata dal Consiglio nazionale per la difesa e la sicurezza, composto da funzionari militari, ha riferito l'emittente statale Mrtv.
La situazione in Myanmar
Il richiamato colpo di Stato ha fatto sprofondare il Myanmar, Paese situato nel sudest asiatico, in un conflitto che, secondo le Nazioni Unite, ha causato più di un milione di sfollati. Il leader della giunta militare, Min Aung Hlaing, ha giustificato la decisione della proroga dello stato di emergenza con i continui combattimenti e attacchi nelle regioni di Sagaing (nord-ovest), Magway e Bago (centro) e Tanintharyi (sud).
La giunta aveva promesso elezioni per agosto di quest'anno, ma ha infine esteso il regime di emergenza fino a febbraio, dopo che il Consiglio nazionale per la difesa e la sicurezza ha dichiarato che la situazione nel Paese non era ancora tornata alla normalità. La Costituzione in vigore nel Paese prevede che gli atti elettorali possano aver luogo solo entro un periodo di sei mesi dalla revoca dello stato di emergenza.
A febbraio, il capo della giunta militare aveva
dichiarato che più di un terzo dei 330 distretti del Myanmar erano fuori dal "controllo totale" dell'esercito. Dall'altro lato, l'opposizione ha più volte affermato che le elezioni promesse non possono essere libere o eque.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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