"Pronti a sversare l'acqua". Cosa sta succedendo a Fukushima

L'Agenzia internazionale per l'energia atomica ha dato il via libera al Giappone per lo scarico nell'Oceano delle acque trattate della centrale di Fukushima

"Pronti a sversare l'acqua". Cosa sta succedendo a Fukushima
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Il Giappone ha ricevuto il via libera dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) per scaricare nell'Oceano le acque decontaminate (più di 1 milione di tonnellate) della centrale di Fukushima Daiichi, devastata dalla triplice catastrofe (sisma, tsunami, incidente nucleare) l'11 marzo 2011. Tokyo stava aspettando soltanto il rapporto finale dell'agenzia in merito al proprio piano che dovrebbe avvenire nell'arco dei prossimi 30-40 anni. Durissima la reazione della Cina, secondo cui il governo giapponese avrebbe ignorato le preoccupazioni internazionali e starebbe per utilizzare l'oceano come una fogna. Contrari anche altri soggetti, tra cui la comunità locale di pescatori e ulteriori Paesi della regione asiatica.

Acqua decontaminata nell'oceano

L'Aiea è stata chiara: lo scarico dell'acqua decontaminata di Fukushima è "in linea con gli standard di sicurezza dell'Onu" ed è "trascurabile" l'impatto radiologico per la popolazione e l'ambiente. In Giappone è atterrato pure il capo dell'agenzia dell'Onu, Rafael Grossi, che ha incontrato il premier giapponese Fumio Kishida per affrontare proprio questo delicatissimo dossier.

Per Grossi l'ultima revisione della sicurezza sullo scarico programmato "rende chiara la scienza del rilascio di acqua trattata per la comunità internazionale e risponde alle domande tecniche relative alla sicurezza che sono state sollevate". "Oggi è una serata molto speciale", ha detto poi a Kishida, secondo quanto riportato dal Guardian, prima di consegnargli una cartella blu contenente il rapporto finale.

Grossi in seguito ha affermato che il documento non è "né una raccomandazione né un'approvazione". Al contrario, si tratterebbe di una analisi imparziale del piano nipponico. Dal canto suo, Kishida ha affermato che il Giappone "continuerà a fornire spiegazioni al popolo giapponese e alla comunità internazionale in modo sincero, basato su prove scientifiche e con un alto livello di trasparenza".

Il piano del Giappone e l'ok dell'Aiea

La fine della revisione dell'Aiea avvicina il Giappone all'inizio della sua lunga operazione per pompare l'acqua trattata - una miscela di acque sotterranee, pioggia che filtra nell'area e acqua utilizzata per raffreddare il combustibile nucleare danneggiato - nell'Oceano Pacifico. Non è chiaro quando inizierà questo processo, anche se si ipotizza che potrebbe essere questa estate.

Circa 1,3 milioni di tonnellate di acqua immagazzinate in enormi serbatoi nel sito sono state filtrate attraverso l'avanzato sistema di trattamento dei liquidi dell'operatore dell'impianto, Tokyo Electric Power (Tepco), per rimuovere la maggior parte degli elementi radioattivi, ad eccezione del trizio, un isotopo dell'idrogeno difficile da separare dall'acqua.

L'acqua "trattata" - i funzionari giapponesi si oppongono all'uso della parola "contaminata" - sarà diluita con acqua di mare, in modo che la concentrazione di trizio sia ben al di sotto dei livelli approvati a livello internazionale prima di essere rilasciata nell'oceano a 1 chilometri dalla costa attraverso un tunnel sottomarino.

La reazione della Cina

La Cina ha puntato il dito contro il Giappone, reo di avere ignorato le preoccupazioni internazionali riguardanti lo scarico delle acque della centrale di Fukushima e di usare l'oceano come una fogna. Pechino ha utilizzato termini durissimi in un comunicato del ministero degli Esteri, dove il Dragone ha criticato il rapporto dell'Agenzia Internazionale per l'Agenzia Atomica che ha dato il via libera allo scarico nell'oceano delle acque della centrale colpita dalla catastrofe del marzo 2011.

"Per considerazioni di costo economico", ha sottolineato nella nota della diplomazia di Pechino, "il Giappone ha ignorato le preoccupazioni e l'opposizione della comunità internazionale e ha insistito per scaricare l'acqua contaminata dal nucleare in mare, utilizzando l'oceano Pacifico come una fogna". Il ministero degli Esteri giapponese ha affermato di aver fatto molteplici e ripetuti tentativi per spiegare la scienza alla base della posizione di Tokyo ai funzionari di Pechino, ma che le sue offerte sono state ignorate.

Anche le comunità di pescatori giapponesi locali si sono

opposte al piano, affermando che lo scarico distruggerebbe più di un decennio di lavoro per ricostruire la loro industria, con gli acquirenti che probabilmente rifiuterebbero il pescato e i prezzi dei prodotti a rischio crollo.

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