Cambia il numero degli ostaggi in mano ad Hamas: ecco perché continuano ad aumentare

Al momento sono 242 gli ostaggi in mano ad Hamas e alle altre fazioni palestinesi nella Striscia di Gaza. Il loro numero continua ad aumentare: ecco perché

Cambia il numero degli ostaggi in mano ad Hamas: ecco perché continuano ad aumentare
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Il numero degli ostaggi nelle mani di Hamas e Jihad islamica cresce giorno dopo giorno. All'indomani del blitz del gruppo filo palestinese in Israele, avvenuto lo scorso 7 ottobre, le notizie parlavano di 100-150 persone catturate e portate nella Striscia di Gaza. Con il passare dei giorni, la forbice si è allargata sempre di più. L'ultimo dato, comunicato dal portavoce militare israeliano, Daniel Hagari, coincide con 242 ostaggi. Per quale motivo assistiamo alla continua crescita di questo valore?

Perché aumentano gli ostaggi

Se diamo un'occhiata ai comunicati diramati da Tel Aviv nel corso dell'ultima settimana, notiamo come il numero degli ostaggi catturati da Hamas aumenti di giorno in giorno. A differenza di quanto si possa pensare, i combattenti di Gaza non hanno effettuato nuovi raid sul territorio israeliano, né hanno rapito altre persone rispetto a quelle già sotto il loro controllo. Il “mistero” degli ostaggi, se così possiamo chiamarlo, dipende da svariati fattori, tra i quali le difficoltà incontrate da Israele nel riconoscere i cittadini stranieri e il rebus dei dispersi.

Come spiegano le agenzie, il lavoro per stabilire chi manca all'appello complesso, visto che alcuni ostaggi sono stati portati nella Striscia mentre altri sono stati brutalmente uccisi. A complicare ulteriormente i conti, troviamo le incomplete informazioni sugli stranieri che lavoravano nei kibbutz e che sono stati rapiti. Nella maggior parte dei casi, le loro famiglie vivono all'estero e recuperare le informazioni sul Dna è un'operazione non facile. Così come non è per il momento praticabile far arrivare a Tel Aviv i parenti per il riconoscimento dei corpi.

I funzionari della Difesa devono inoltre valutare la situazione dei dispersi. Al momento, il destino di 40 persone ufficialmente conteggiate da Israele come tali è avvolto nella nebbia. A peggiorare la situazione c'è un altro fatto: visto che al momento non è stato possibile determinare se le persone scomparse siano state rapite o uccise, le autorità sono inclini a pensare che molti dei dispersi siano stati assassinati.

Analisi e ricerche in corso

Nel frattempo, in queste giornate delicatissime, gli analisti continuano a studiare ogni elemento a loro disposizione. Brulica di lavoro il Centro nazionale di medicina forense di Tel Aviv, che con i dati del Dna è in grado di attribuire un nome ai corpi ed escludere quindi che si tratti di ostaggi. Un'altra prova da utilizzare è rappresentata dai video, quelli postati dai terroristi, oltre alle riprese dalle telecamere dove i miliziani hanno colpito. L'esame delle immagini condotte con i più sofisticati mezzi tecnologici aiuta infatti a riconoscere le persone. Anche se, va da sé, nessuno è in grado di affermare con certezza se uomini, donne e bambini immortalati siano arrivati vivi a Gaza.

I cellulari dei dispersi sono un altro indicatore: tutti hanno inviato messaggi in quelle ore di terrore, il software dei telefoni fornisce indicazioni sia nel caso in cui siano stati ritrovati dove è avvenuto l'attacco, sia che le cellule siano state attive almeno per qualche tempo nella Striscia.

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha incontrato gli ambasciatori di Thailandia, Filippine, Tanzania e Nepal, tutti Paesi che hanno cittadini presi in ostaggio o uccisi.

"Siamo qui per la tragedia che ha colpito il popolo di Israele e molte persone delle vostre nazioni", ha detto Herzog. "Sappiamo che molti dei vostri connazionali sono stati assassinati, uccisi, torturati, feriti e, purtroppo, presi in ostaggio", ha aggiunto. Il tempo stringe e la pressione aumenta.

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