L'allarme esiste. «Un certo numero di soggetti che arrivano illegalmente sono collegati a organizzazioni terroristiche o radicalizzati». Esiste un collegamento fra sbarchi incontrollati e minacce alla sicurezza. È provato da diversi precedenti inquietanti, attestato dalle statistiche, e permane ancora un pericolo concreto. Lo conferma parlando con il Giornale, il massimo esperto di jihadismo in Europa e Nord America, l'italiano Lorenzo Vidino, direttore del Programma sull'estremismo alla «George Washington University» a Washington Dc, che inquadra in questi termini l'entità del fenomeno. «È un numero statisticamente esiguo, perché il terrorismo non è un fenomeno di massa, ma rilevante dal punto di vista della sicurezza».
Notizie inquietanti intanto arrivano dall'organizzazione libanese Hezbollah, favorevole all'idea di favorire la migrazione verso l'Europa di migliaia di profughi siriani, da anni presenti in Libano. Ed Hezbollah, va ricordato, è stata inserita fra le organizzazioni terroristiche da alcuni Paesi (Usa, Israele e non solo). Vidino da circa 20 anni studia il fondamentalismo, la mobilitazione delle reti jihadiste e le politiche di contrasto adottate dai governi occidentali. Nel 2016 (epoca Renzi) è stato coordinatore della Commissione sulla radicalizzazione presso Palazzo Chigi; è autore di molte pubblicazioni e il 3 ottobre è uscito il suo ultimo report per la «GW University», dedicato alle informazioni degli apparati europei: «Cosa dicono i servizi di sicurezza europei sulla Fratellanza Musulmana in Europa».
Ora la sentenza di Catania ha aperto lo scontro fra magistrati e governo. Uno scontro che verte anche sulla pericolosità del fenomeno-sbarchi. «È chiaro - riflette - che la stragrande maggioranza di soggetti che arrivano illegalmente non ha alcun legame col terrorismo e non adotta alcuna ideologia estremista, però è comprovato che un certo numero - esiguo dal punto di vista statistico, ma comunque rilevante dal punto di vista della sicurezza - sia collegato a organizzazioni terroristiche o comunque radicalizzato e si attiva in certi casi come per gli attentati. Ci sono esempi significativi». Gli esempi sono quanto di più preoccupante e sinistro. Intanto l'attentatore dei mercatini di Natale di Berlino 2016 Anis Amri, sbarcato a Lampedusa. Ma non solo.
«Ci sono i casi di Amri, quello di Nizza e altri» osserva Vidino, facendo riferimento al sanguinario attacco del 2020 alla chiesa di Notre dame, da parte del tunisino Brahim Aoussaoui. «Ogni anno - prosegue - i servizi trovano decine di persone legate al terrorismo ed espulse immediatamente. A volte soggetti già cacciati che tornano o provano a tornare coi barconi. In certi casi il sistema funziona bene, in altri si può pensare che, con numeri talmente grandi dei soggetti in arrivo, sia difficilissimo controllare. Qualcosa filtra e la casistica parla chiaro». E i giudici che strumenti hanno per controllare? «Pochi, hanno pochi strumenti» ammette Vidino.
Intanto, come detto, in un discorso pubblico trasmesso dalle tv, Hasan Nasrallah, leader del partito armato libanese filo-iraniano Hezbollah, ha dichiarato di essere favorevole all'idea di favorire la migrazione verso l'Ue di centinaia di migliaia di profughi siriani, da anni presenti in Libano. Una posizione che contribuisce a incrementare le preoccupazioni intorno al rischio che le migrazioni incontrollate siano state e rappresentino ancora una minaccia reale per l'Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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