Dici "razzista" ma "Trump": il bug di Apple che fa infuriare i Maga

Il malfunzinamento degli iPhone è diventato virale: l’azienda ha ammesso di essere a conoscenza del problema e di star procedendo a risolverlo

Dici "razzista" ma "Trump": il bug di Apple che fa infuriare i Maga
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È diventato virale il bug registrato da alcuni possessori di un iPhone, un malfunzionamento che potrebbe scatenare furiose polemiche politiche. Tutto è legato alla funzione di dettatura vocale per inviare messaggi dei dispositivi di Apple: se digiti la parola “razzista” (“racist” in inglese, ndr) appare temporaneamente “Trump” prima di correggersi rapidamente.

Coloro che hanno notato il bug hanno postato sui social filmati della problematica, sollevando sì qualche dubbio sulle capacità dell’intelligenza artificiale di casa Apple ma soprattutto scatenando un’ondata di indignazione da parte sostenitori del presidente degli Stati Uniti. Un portavoce del colosso a stelle e strisce ha attribuito il problema alla sovrapposizione fonetica tra le due parole, affermando che l'azienda tecnologica sta già lavorando a una soluzione. John Burkey, fondatore della start-up di intelligenza artificiale Wonderrush.ai, ha invece rimarcato che il problema sembra essere iniziato dopo un aggiornamento dei server di Apple.

Si tratta dell’ultima problematica registrata dopo l’introduzione del nuovo sistema di AI chiamato Apple Intelligence. Come ricordato dal New York Times, a gennaio l'azienda ha reso noto che avrebbe disabilitato una delle funzionalità distintive del sistema, ossia aggregare e riassumere le notifiche delle notizie. Una decisione necessaria dopo che il sistema ha riassunto in modo impreciso i titoli delle notizie di diversi organi di stampa.

Un grattacapo per Apple, che deve già fare i conti con la battaglia condotta da alcuni azionisti a favore delle politiche DEI (diversità, uguaglianza e inclusione) che quasi tutte le realtà della Silicon Valley stanno tagliando come invocato da Trump. Durante l’assemblea annuale dell'azienda di Cupertino avvenuta martedì, la maggioranza ha votato contro la proposta che chiedeva a Apple di abolire il suo programma dedicato alle minoranze.

Un’inversione di tendenza inaspettata - il Ceo Tim Cook ha donato 1 milione di dollari all'insediamento del tycoon - rispetto alle varie Meta, Amazon, Google e Microsoft che hanno invece fatto marcia indietro sulle strategie woke per puntare esclusivamente sulla meritocrazia.

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