La sinistra chic appesa a un Big Mac

Ancora una volta, è il volto radical chic degli States a insultare per una foto di Trump con il suo entourage

La sinistra chic appesa a un Big Mac
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Avrebbe tranquillamente potuto essere l'hamburger (bacon, formaggio, pane e salse, inclusi) di una qualsiasi altra catena, ma niente da fare. Ovunque e ben visibili, le due panciute collinette dorate su sfondo rosso. Inconfondibile: McDonald's. Mancavano giusto jingle e slogan a chiudere: «I'm lovin'it». Uno spot perfetto da far girare sulle tv di tutto il mondo. Peccato che i quattro attorno al tavolo non sono attori ma il presidente degli Stati Uniti (neo eletto), il suo braccio destro e il futuro ministro alla Sanità. E così ecco che gli ultrà salutisti, quelli del vegan first, dei centrifugati carote e zenzero e degli hot dog vegetariani, sono saltati alla giugulare. Sui social, ovviamente. Con ogni improperio possibile ed immaginabile. Perché, se Donald Trump, Elon Musk e Robert Kennedy (quello sbagliato, quello repubblicano) mangiano «junk food», non può che essere un governo spazzatura votato (Biden dixit) da sostenitori spazzatura. La pattumiera d'America, insomma.

Epperò, ancora una volta, è il volto radical chic degli States a insultare, quello che può schifare la carne per ideologia e non perché i soldi dello stipendio arrivano a stento alla terza settimana del mese. Certo, i benpensanti sono caduti in pieno nel trappolone di Trump jr che nel post ha scritto: «A costruire un'America più sana ci pensiamo domani». A farsi paonazzi in volto, indignati da questi quattro buzzurri alimentari, sono gli stessi che in campagna elettorale avevano dato di matto nel veder il tycoon friggere patatine e consegnare Happy Meal al McDrive. Gli stessi ottusi che non hanno ancora capito che Kamala Harris è finita trombata alle elezioni perché gli americani non ne possono più di ideologia.

Di ottusi, purtroppo, ne abbiamo tanti pure in Italia, pure loro appesi a un hamburger.

Sono quelli che per boicottare «l'imperialismo israeliano», hanno fatto passare una brutta giornata ai commessi di un Burger King di Torino. Un'ottusità che Pier Paolo Pasolini aveva stigmatizzato anni fa. Ma che a sinistra è ancora viva e... vegetariana.

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