"Continuerò ad essere premier con più forza di prima". Pedro Sánchez ha annunciato che continuerà a guidare il governo della Spagna dopo un riflessione sulla sua continuità nell'incarico a seguito dello scandalo che ha travolto sua moglie, Begoña Gómez. Gli spagnoli erano rimasti cinque giorni con il fiato sospeso per conoscere il futuro del primo ministro e, di conseguenza, quello del loro Paese. I ministri del governo in carica avevano esortato Sanchez a rimanere in carica. Nel fine settimana si erano anche tenute diverse manifestazioni a sostegno del leader e "contro la manipolazione mediatica della destra e dell'ultradestra". "Dopo cinque giorni di riflessioni" e "forte del sostegno giunto da più parti ho deciso, e l'ho già comunicato al re, di continuare a lavorare alla presidenza del governo spagnolo" e "lo farò con fermezza e serenità", ha spiegato il leader del PSOE.
La decisione di Sanchez
"Ho deciso di proseguire con tutta la forza alla guida del governo della Spagna", ha dunque affermato Sanchez. "Mia moglie e io - ha proseguito -sappiamo che questa campagna di discredito non si fermerà, sono 10 anni che la subiamo ed è grave". Il primo ministro spagnolo ha poi espresso apprezzamento per "la solidarietà e l'empatia arrivate da ogni parte". Il leader del PSOE ha spiegato di essersi chiesto se valesse la pena "sopportare le angherie" che la sua famiglia "subisce da 10 anni in cambio della presidenza del governo spagnolo", affermando di aver trovato una chiara risposta.
"Se permettiamo attacchi contro persone innocenti, non ne vale la pena. Se permettiamo che le bugie più grossolane sostituiscano il dibattito basato sull’evidenza, allora non ne vale la pena. Avevo bisogno di fermarmi e riflettere. Ho mostrato un sentimento che di solito non è ammissibile in politica. Ho riconosciuto davanti a coloro che cercano di spezzarmi che fa male vivere in queste situazioni. A volte l’unico modo per andare avanti è fermarsi", ha dichairato lo stesso Sanchez giustificando la scelta di lasciar trascorrere alcuni giorni prima di prendere una decisione definitiva in merito al suo futuro politico.
Cosa succede in Spagna
Al potere dal 2018, il 52enne leader socialista aveva sospeso tutte le sue attività pubbliche mercoledì scorso, dopo l'annuncio dell'apertura di un'indagine preliminare per corruzione da parte di un tribunale di Madrid (derivante, secondo lui, da una campagna di destabilizzazione orchestrata dall'opposizione di destra). Il primo ministro spagnolo è rimasto per giorni nel palazzo della Moncloa, ha cancellato la sua agenda pubblica ma ha continuato a lavorare. I ministri a lui più vicini, come la vicepremier Maria Jesus Montero, avevano affermato in questi giorni di non conoscere la decisione del premier, descrivendolo abbattuto e provato.
Tre erano gli scenari più probabili. Il primo: le dimissioni senza annunciare lo scioglimento delle Cortes. In questo caso ci sarebbe stato un esecutivo ad interim, guidato dalla prima vicepremier Maria Jesus Montero fino alla nomina di un nuovo presidente, che sarebbe avvenuto a seguito di nuove consultazioni dei partiti con il re Felipe VI. Il secondo scenario: l'annuncio di elezioni anticipate. Il leader non avrebbe comunque potuto sciogliere le camere prima del 29 maggio in quanto secondo la legge spagnola deve passare almeno un anno dal precedente sciogliemento delle Cortes. Il terzo: è quanto è accaduto, con Sanchez rimasto in carica.
"Chiedo alla società spagnola che torniamo a essere esempio e ispirazione per un mondo convulso e ferito", perchè "i mali che ci affliggono non sono esclusivi della Spagna", ma "formano parte di un movimento reazionario mondiale che aspira a imporre un'agenda regressiva mediante diffamazione e falsità, odio, paura e minacce", e "che non corrisponde alla scienza e alla
razionalità", ha detto Sanchez. Il primo ministro ha quindi ringraziato il Partito socialista e ha affermato che la mobilitazione dei giorni scorsi in Spagna è stata "decisiva" per la sua scelta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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