La storia di Dark Avenger: chi è il creatore di cyber-virus più pericoloso al mondo

Il misterioso Dark Avenger ha continuato a scrivere virus informatici sempre più sofisticati e pericolosi. La sua storia si intreccia con quella della Bulgaria degli anni Ottanta

La storia di Dark Avenger: chi è il creatore di cyber-virus più pericoloso al mondo

Negli anni Ottanta la Bulgaria era soprannominata la "fabbrica dei virus". Non virus pericolosi per la salute degli esseri umani, ben inteso, ma virus informatici nocivi per i dispositivi tecnologici. Nonostante fosse afflitto da iperinflazione e altri seri problemi, come blackout quotidiani, infrastrutture fatiscenti e razionamento di cibo, questo Paese socialista aveva assunto la fama di essere una delle zone hi-tech più calde del pianeta. Come ha raccontato il Guardian, legioni di giovani programmatori armeggiavano sui loro cloni di pc Ibm piratati, lavorando a virus che, in qualche modo, riuscivano ad approdare in Occidente.

La fabbrica dei virus

I riflettori sono dunque puntati sulla Bulgaria, terra che durante gli anni della Guerra fredda era ricchissima di scrittori di virus. Sembrava quasi che ogni programmatore di computer bulgaro sentisse il bisogno di svilupparne uno. Per quale motivo? A quanto pare, c'erano più fattori.

La suddetta pratica era considerata alla stregua di una forma di distinzione sociale, stimolo intellettuale, nonché hobby di giovani intelligenti e annoiati. In generale, i giovani bulgari possedevano elevate abilità hi-tech ma non sapevano dove o come usarle.

La Bulgaria aveva poche società di software e gli stipendi erano irrisori. Scrivere virus carini e intelligenti era uno sbocco per la creatività di alcune persone. "Non solo i bulgari producono la maggior parte dei virus informatici, ma producono anche i migliori", scrisse il New York Times nel 1990.

Minacce informatiche

Uno dei primi e rudimentali virus creati in Bulgaria si chiamava Vienna. Fu studiato a lungo da Teodor Prevalsky, un ricercatore affascinato dal concetto di vita artificiale. Dopo un paio di giorni di lavoro presso la Technical University, all'epoca la più grande scuola di ingegneria della Bulgaria, Prevalsky produsse un nuovo virus simile a Vienna. E poi programmi antivirus. E poi altri virus. In breve, dette vita ad uno "zoo" formato da esemplari costruiti per scopi di ricerca. Alcune di queste bestie riuscirono però a fuggire, arrivando negli Stati Uniti.

Ad esempio, Vienna scappò dal computer di Prevalsky perché sul suo computer, condiviso con altri ricercatori che distribuirono alcuni floppy disc, era in esecuzione un sistema operativo Microsoft noto come DOS – abbreviazione di "sistema operativo del disco" – che non aveva caratteristiche di sicurezza.

La sicurezza, del resto, non era una priorità e nemmeno una necessità per questi personal computer o Pc. In quegli anni si pensava che, per impedire alle persone di rubare i dati, bastasse prendere semplici accorgimenti, come non far usare i propri dispositivi ad altre persone. Il punto è che numerosi nerd erano affamati di videogiochi e programmi. Si scambiavano codici e puntavano sulla pirateria dei software per avere tutto gratis. E con sgli scambi, talvolta, venivano trasmesse anche le minacce informatiche.

Dark Avenger

Tra i tanti sviluppatori e ricercatori c'era un personaggio desideroso di costruire virus letali. Si chiamava Dark Avenger, e la sua prima creazione sarebbe passata alla storia come Eddie. Quando un utente eseguiva un programma infettato da Eddie, la minaccia non si avviava, limitandosi a colpire in silenzio quel programma. Restava poi annidiato nella memoria del pc colpito, in attesa di ripetere il procedimento con nuovi programmi. I file infetti, scambiati tra gli utenti, avrebbero contribuito a diffondere Eddie. Dopo un po' di tempo, i programmi contagiati smettevano di caricarsi.

Per la cronaca, Dark Avenger era orgoglioso di Eddie, nome che si rifaceva alla mascotte scheletrica della band Iron Maiden. Somewhere in Time è il nome del sesto loro album, ed Eddie appare in copertina come un muscoloso cyborg in un'ambientazione alla Blade Runner.

Effetto domino

Il misterioso Dark Avenger - nessuno conosceva né conosce adesso la sua identità o qualcosa su di lui - ha continuato a scrivere virus sempre più sofisticati e pericolosi. Le sue creazioni hanno colpito i computer di militari, banche, compagnie assicurative e studi medici di tutto il mondo. Secondo John McAfee, che all'epoca era a capo della Computer Virus Industry Association, il 10% delle 60 chiamate ricevute settimanalmente erano per virus bulgari. "Il 99% di queste sono per Dark Avenger", spiegava McAfee.

Uno dei virus più dannosi creato da Dark Avenger, Nomenklatura, risale al 1990. A differenza di altri, che attaccavano i file, Nomenklatura perseguiva l'intero file system di un pc. Il suo obiettivo era l'importantissima tabella di allocazione dei file (Fat), la mappa di dove i file sono archiviati sul disco. Con il Fat corrotto, il sistema operativo di un computer non riesce più a trovare i file da eseguire.

In seuguito, Dark Avenger sarebbe diventato sempre più famoso, di pari passo con gli ingenti danni causati dalle sue armi virtuali, e avrebbe sfornato altre creazioni (come Dedicated). In uno scambio online, ammetteva di godersi la fama e il potere, e di amare quando i suoi virus riuscivano a farsi strada nei programmi occidentali.

"Considerava i suoi virus come estensioni della sua identità, parti di lui che potevano sfuggire alla squallida Bulgaria ed esplorare il mondo", ha scritto il Guardian. E oggi? La vera identità di Dark Avenger è ancora avvolta nell'ombra.

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