Streptococco killer, allarme in Giappone: trema anche l'Europa, come agisce l'infezione

Il tasso di mortalità dell'infezione batterica documentato nel Paese del Sol Levante è pari a circa il 30% dei casi

Streptococco killer, allarme in Giappone: trema anche l'Europa, come agisce l'infezione
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Prosegue l'allerta in Giappone per il moltiplicarsi di infezioni d una rara e letale infezione batterica: stando agli esperti che stanno monitorando la situazione nel Paese del Sol Levante, alla base della "sindrome da shock tossico streptococcico" (Stss) documentata a partire dallo scorso anno ci sarebbe lo Streptococco di gruppo A.

Numeri in crescita

I numeri parlano chiaro, e testimoniano una preoccupante impennata del numero di pazienti. L'Istituto Nazionale delle Malattie Infettive (Niid) rivela che lo scorso anno in Giappone si sono registrati 941 casi di Stss, ma nel 2024 si teme un'ulteriore diffusione del batterio killer. Nei primi due mesi dell'anno in corso, gennaio e febbraio, sono stati segnalati già ben 378 casi di sindrome da shock tossico streptococcico in tutte e 47 le prefetture in cui il Paese è suddiviso, ac eccezione di sole due. Una diffusione capillare che non può non suscitare angoscia non solo nel Paese del Sol Levante ma ovviamente in tutta Europa, Italia in primis, dove l'incidenza di infezioni da streptococco è aumentata nell'ultimo periodo.

Anche se si teme soprattutto per le condizioni degli anziani, attualmente la maggior parte dei pazienti colpiti da Stss risulta nella fascia di età compresa tra 30 e 50 anni. Alto il tasso di mortalità, se si pensa che delle 65 persone sotto i 50 anni infettate tra luglio e dicembre 2023, poco meno di un terzo, per la precisione 21, sono morte.

I rischi per la salute

A provocare l'infezione è un batterio appartenente al gruppo A, lo Streptococcus pyogenes. Nella maggior parte dei casi si tratta di infezioni non gravi: il patogeno può causare infatti faringite streptococcica, scarlattina, febbre reumatica, impetigine, bronchite e polmonite. Alcuni pazienti sono colpiti da forme più gravi come la sepsi, la meningite e infine, per l'appunto, la sindrome da shock tossico streptococcico.

Ovviamente a variare sono anche i sintomi, che dipendono dal tipo di infezione contratta e si manifestano tra i 2 e i 5 giorni dal contagio. Si va dal mal di gola, con tonsille gonfie e arrossate, presenza di placche e linfonodi del collo ingrossati, fino ad arrivare a febbre, dolori addominali, eruzioni cutanee, tosse e in genere difficoltà respiratorie. Ci sono poi le situazioni peggiori, nelle quali , il patogeno si diffonde negli organi interni, provocando danni e addirittura necrosi dei tessuti muscolari. In genere, nei casi meno gravi, l'infezione si risolve in 3/4 giorni.

Contagio e protezione

Le infezioni si diffondono in genere con un semplice starnuto del paziente o tramite il contatto con una ferita aperta. Gli studiosi ritengono che alla base dell'aumento dei casi ci possano essere la stagionalità (maggior diffusione col freddo), la resistenza agli antibiotici, la mancanza di igiene e il "post covid", col virus che avrebbe provocato maggiore sensibilità ad alcuni microrganismi.

Per quanto concerne i rimedi, l'antibiotico più utilizzato in caso di contagio da streptococco è l'amoxicillina, che viene somministrata per 10 giorni.

In caso di intolleranza al principio attivo, il medico sostituisce con cefalosporine o macrolidi: nonostante il trattamento prolungato, generalmente si smette di essere contagiosi già 48 ore dopo l'assunzione del medicinale.

Per prevenire il contagio si può solo cercare di prestare attenzione a poche e semplici regole, ovvero lavarsi spesso le mani, evitare il contatto con persone infette e coprirsi bocca e naso in caso di tosse o starnuti.

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