L'accoltellamento di un cittadino di Sfax durante gli scontri tra residenti locali e migranti sub sahariani rischia di infiammare ulteriormente l'intera Tunisia. Sfax del resto non è una città come le altre: è la seconda più popolosa del Paese, ma soprattutto è un vero e proprio hub dell'immigrazione. Da qui partono i barconi diretti verso l'Italia, soprattutto verso la vicina Lampedusa. Da qualche giorno il clima si è surriscaldato: a fine giugno sono stati segnalati i primi scontri in strada tra cittadini tunisini e migranti sub sahariani. Segnale di una più generale tensione che si respira in tutto il Paese, alle prese con una grave crisi economica che rischia nelle prossime settimane di degenerare in un default.
Tunisie : Des #Migrants subsahariens mettent a feu la ville de Sfax causant la mort d'un Tunisien.
— Réalité Actuelle (@ReaActuelle) July 5, 2023
Les autorités tentent à présent de ramener le calme en expulsant les migrants dans leur pays d'origine pic.twitter.com/FsQ2BlqeRD
La morte del cittadino tunisino
Il 3 luglio scorso, in un'area di Sfax denominata Sakiet Eddaier, un cittadino tunisino di 42 anni è morto a seguito di ferite rimediate dopo essere stato colpito da un oggetto appuntito. Così come sottolineato su AgenziaNova, l'episodio è avvenuto durante gli scontri tra cittadini locali e migranti sub sahariani. L'episodio si inserisce quindi nel contesto delle tensioni sorte a fine giugno.
Nonostante il tempestivo arrivo dei soccorsi, per l'uomo ferito non c'è stato nulla da fare. Le dinamiche dell'omicidio appaiono al momento poco chiare. Non è stato reso noto infatti se la vittima è stata appositamente raggiunta dal suo aggressore oppure se la colluttazione è nata durante i disordini. L'unica cosa certa è che la notizia è destinata a provocare nuove ondate di violenza. Anche nelle ultime ore sono stati registrati scontri. La polizia fatica a mettere ordine: tra le strade di Sfax, in particolare quelle non lontane dal porto, sembra essere in corso una vera e propria battaglia tra tunisini e migranti.
Scontri sempre più violenti
Gli ultimi video arrivati nelle scorse ore testimoniano l'aumento dell'intensità delle violenze. Nella notte appena trascorsa, diverse auto sono andate a fuoco, mentre scontri tra gruppi contrapposti hanno avuto luogo anche in pieno centro e alla luce del giorno. Da un lato, c'è chi parla di vera e propria "caccia all'uomo" con riferimento ai tentativi di alcuni cittadini tunisini di cacciare da Sfax tutti i migranti irregolari. Denunce in tal senso sono arrivate da alcune associazioni e Ong locali. Il deputato Majdi Karbai, all'opposizione e da mesi in esilio in Italia, su Twitter ha parlato di "crimine contro l'umanità" e ha postato un video in cui si notano migranti minacciati.
Quello che sta succedendo a #Sfax è un "crimine contro l'umanità". Giustizia fai da te e caccia all'uomo nero. Migranti espulsi delle loro case . Quando i #migranti diventano uno strumento di propaganda e di trattativa. I primi responsabili sono il regime di #Saied e l'. pic.twitter.com/egoY9wQxwX
— Majdi karbai مجدي الكرباعي (@karbai) July 5, 2023
Dall'altro lato però, c'è chi ha evidenziato nelle ultime ore l'insofferenza di molti cittadini tunisini nel vedere Sfax trasformata in una città di passaggio per il flusso migratorio con diversi migranti in giro per le vie attorno al porto. Circostanza quest'ultima che ha amplificato la percezione di insicurezza da parte dei residenti. Non a caso il partito della destra laica dei costituzionalisti liberi, hanno invitato il presidente Saied a tenere conto della situazione e ad applicare il pugno duro contro i migranti irregolari presenti sul territorio.
Il punto cruciale riguarda per l'appunto proprio l'arrivo in Tunisia, soprattutto negli ultimi mesi, di diversi cittadini sub sahariani. Il traffico gestito dalle organizzazioni criminali ha subito un'impennata nel 2023, come testimoniato dai numeri record di sbarchi in Italia, e in migliaia da diverse settimane si sono radunati proprio a Sfax. Da qui una progressiva tensione sfociata nelle proteste in corso in queste ore.
La posizione del presidente Saied
Dal canto suo, il presidente tunisino ha ribadito la linea della fermezza. "La Tunisia - ha dichiarato nel corso di un vertice con il ministro dell'Interno - è un Paese che accetta la presenza sul proprio territorio solo in conformità con le sue leggi, così come non accetta che sia una zona di transito o un'area per gli arrivi da un certo numero di Paesi africani. Inoltre, non accetta che sia un guardiano, eccetto che per i propri confini". Parole che lasciano presagire sia un incremento di respingimenti lungo la frontiera libica. E sia anche un'insofferenza verso le richieste europee di maggior controllo dei confini marittimi.
Per Saied, in poche parole, il suo governo deve ora interessarsi al contrasto dei trafficanti e al ridimensionamento delle tensioni a Sfax. Non può invece garantire un ruolo di guardiano dei confini europei. Intanto le forze tunisine stanno procedendo con il respingimento in Libia di numerosi gruppi di migranti. Nelle ultime ore in molti sono stati portati, tramite bus o mezzi delle forze dell'ordine verso la frontiera.
Mass expulsions of migrants from Tunisia
— Refugees In Libya (@RefugeesinLibya) July 4, 2023
Migrants in #Sfax has seen unrest in the last 24 hours as the government and the common people take laws into their hands and are expelling vulnerable women, children and men to the Sahara Desert
They are dumped without food and water pic.twitter.com/jh9G3hw28W
Saied sul tema è intervenuto una prima volta già a febbraio.
In quell'occasione ha tuonato contro la presenza dei migranti irregolari in Tunisia, anche se non ha accennato a un problema di sicurezza bensì a un problema identitario. Ha infatti accusato chi "riempie di migranti il Paese" di voler cancellare l'identità araba.
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