Anche la Tunisia avverte di avere un problema con l'immigrazione. Ma non riguardo ai flussi diritti in Italia, quanto invece a quelli in ingresso nel proprio territorio dall'Africa subsahariana. Il presidente tunisino, Kais Saied, ha dichiarato nei giorni scorsi che il proprio governo attuerà un importante giro di vite contro coloro che organizzano le tratte migratorie dirette verso Tunisi. Le sue dichiarazioni non sono passate inosservate sia nel continente africano che in Europa.
Le parole di Saied
Martedì il presidente tunisino ha convocato una riunione del consiglio di sicurezza nazionale. Il primo punto all'ordine del giorno, ha riguardato proprio il contrasto ai flussi migratori. In quell'occasione Saied ha mostrato tutta la sua preoccupazione. E lo ha fatto con toni molto duri. "C'è la necessità di mettere rapidamente fine a questa immigrazione illegale - ha dichiarato il presidente tunisino - è n corso un piano criminale ordito all’inizio del secolo con lo scopo di cambiare la composizione demografica della Tunisia".
In poche parole, il problema per Saied è duplice. Da un lato riguarda la sicurezza dei propri confini e la necessità di presidiare al meglio i principali posti di frontiera. Circostanza quest'ultima molto complessa, vista la porosità dei confini tunisini con Algeria e soprattutto con la Libia. Dall'altro, c'è il discorso identitario. Molto cara al presidente tunisino, la tematica è una delle più sentite anche dall'opinione pubblica.
Il sindaco di Tunisi ad esempio, Souad Abderrahim, alcuni anni fa ha imposto indicazioni solo in arabo nei negozi della capitale. Il tutto a scapito del francese, tradizionalmente usato anche nella cartellonistica stradale ma adesso percepito come lingua coloniale contro l'identità tunisina. Saied ha ripreso questo discorso, ma con vista sulle recenti importanti ondate migratorie dall'Africa subsahariana.
"Attraverso queste ondate successive di migrazione irregolare - ha continuato Saied - si cerca di fare della Tunisia un Paese solamente africano, cancellando il suo carattere arabo-musulmano". Dopo queste parole, il capo dello Stato è stato accusato in patria e all'estero di razzismo. Il presidente della Commissione dell'Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, è stato tra i primi a puntare il dito contro Saied.
Tuttavia il presidente tunisino ha ribadito la sua posizione. "Non permetteremo che la nostra demografia e la nostra identità vengano alterate - ha dichiarato Saied nei giorni scorsi - C’è un piano di popolamento. Nessuna discriminazione è possibile da parte della Tunisia, il cui vecchio nome è Ifriqiya".
Saied ha poi annunciato le prime misure volte a ostacolare nuovi ingressi. In primo luogo, il governo ha dato ordine a tutte le autorità di applicare in modo rigorose tutte le attuali leggi contro l'immigrazione irregolare. Houssemeddine Jebabli, portavoce della Guardia Nazionale Tunisina, in un'emittente nazionale ha fatto sapere di aver emanato l'ordine di arresto per chi viene "sorpreso" ad ospitare oppure ad assumere irregolarmente migranti clandestini.
Perché sono importanti le dichiarazioni di Saied
In Africa le parole del presidente tunisino hanno già causato alcune importanti reazioni. I governi di Mali, Burkina Faso e Congo, tramite le proprie ambasciate a Tunisi hanno invitato i propri concittadini a lasciare il Paese oppure ad attenersi rigorosamente alle disposizioni dell'esecutivo di Saied. In patria, come sottolineato su Libero, venti Ong hanno accusato il presidente di alimentare un clima di odio all'interno della società. Proprio ieri a Tunisi si è tenuta un'importante manifestazione contro Saied con slogan contro il cosiddetto "fascismo di Stato".
Reazioni però sono arrivate anche dall'Europa. Il leader della destra identitaria francese, Éric Zemmour, ha sottolineato come il problema migratorio venga oramai sollevato anche nei Paesi del Magreb. "Gli stessi Paesi del Maghreb cominciano a lanciare l’allarme dinanzi all’ondata migratoria - ha dichiarato - L’ultimo è la Tunisia che vuole prendere delle misure urgenti per proteggere il suo popolo. Cosa aspettiamo noi per lottare contro la Grande Sostituzione?"
Le parole di Saied, al di là del discorso identitario, il quale secondo diverse associazioni in Tunisia è stato tirato duori dal capo dello Stato per nascondere il malcontento e la grave situazione economica, sono comunque importanti anche per l'Italia. Il suo allarme sulla presenza di molti irregolari nel Paese, implica che dalle coste tunisine potrebbero partire sempre più barconi diretti in Europa.
E se a Tunisi la pressione da sud viene percepita come una minaccia, non è impossibile pensare che far dirigere le carovane di migranti verso nord possa essere vista dalle autorità locali come un'importante valvola di sfogo.In poche parole, l'Italia deve guardare sempre più da vicino la situazione in Tunisia. Anche perché da qui le partenze verso le nostre coste sono in costante aumento.
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