100mila messaggi, pedinamenti e appostamenti: "Sarai mia moglie", l'incubo dello stalker egiziano

Il responsabile, un 35enne residente a Milano, era irregolare sul territorio nazionale: dopo la condanna per stalking arriva l'espulsione

100mila messaggi, pedinamenti e appostamenti: "Sarai mia moglie", l'incubo dello stalker egiziano
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Ha reso per sette lunghi anni la vita di una giovane residente a Milano un vero e proprio inferno, arrivando a tempestarla di messaggi sul cellulare, a pedinarla e a seguirla fino a casa, perché quella ragazza sarebbe dovuta a ogni costo diventare sua moglie: dopo una condanna per stalking, il responsabile, un egiziano di 35 anni peraltro irregolare sul territorio nazionale, è stato espulso dall'Italia.

Stando al racconto fornito dalla vittima agli inquirenti, l'incubo ebbe inizio nel 2017, quando finì nelle mire del 35enne nordafricano, il quale, nonostante tra i due non esistesse alcun genere di legame sentimentale e che la giovane avesse in più di un'occasione respinto le avances, aveva un unico chiodo fisso in testa: quella giovane doveva diventare sua moglie.

Da quel momento la vita della vittima non era più stata la stessa, dato che l'egiziano la pedinava ovunque e la attendeva spesso e volentieri fin sotto casa. Se ciò non bastasse, la tempestava di messaggi sul cellulare, dato che nei sette anni di persecuzione la ragazza ha ricevuto oltre 100mila messaggi, mostrati agli investigatori nel momento in cui aveva sporto per la prima volta denuncia contro il suo stalker. Il 35enne non le lasciava un attimo di tregua, presentandosi regolarmente in ogni luogo che era solita frequentare: in una circostanza, entrata all'interno del palazzo in cui vive la vittima, le aveva sbarrato la strada per non consentirle di accedere all'ascensore.

A nulla era servito sporgere denuncia nei suoi confronti, dato che l'uomo non aveva rispettato il divieto di avvicinamento seguito alla condanna a 3 anni per gli atti persecutori nei confronti della ragazza. Anche per questo motivo, per via cioè della sua "pericolosità sociale", era stata respinta dalle autorità la sua richiesta di permesso di soggiorno.

Gli appostamenti erano continuati, e a diventare vittime dello straniero non erano più solo la giovane e i suoi genitori, ma anche quei coinquilini che avevano avuto l'ardire di intervenire per proteggere la vittima: nessuno doveva frapporsi tra lui e quella che considerava essere la sua futura moglie.

La recidività del nordafricano ha portato a una scelta drastica da parte del ministero dell'Interno, ovvero l'espulsione: a dare esecuzione al provvedimento gli uomini della questura di Milano.

"Nel corso degli anni non ha mostrato alcuna forma di pentimento per il comportamento posto in essere e ciò è stato determinante per il giudizio di pericolosità che ha portato all'adozione del provvedimento del ministro", ha spiegato la questura.

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