Case popolari, l'ultimo assist della sinistra a stranieri e pregiudicati

In Emilia - Romagna, Lega e Fratelli d'Italia hanno presentato una proposta di legge che chiedeva di inserire fra i requisiti richiesti per l'assegnazione degli alloggi popolari un innalzamento della "residenza storica" e l'assenza di condanne penali da parte del richiedente. La maggioranza di centrosinistra ha però votato "no"

Case popolari, l'ultimo assist della sinistra a stranieri e pregiudicati
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Il centrodestra emiliano-romagnolo ha richiesto che fra i criteri utilizzati in futuro, per stilare la graduatoria degli aventi diritto alle case popolari, si possa tenere maggiormente conto del periodo di residenza sul territorio, oltre che dell'assenza di condanne penali riportate dal richiedente. Idee che gli esponenti di centrosinistra hanno tuttavia respinto di netto, parlando di incostituzionalità e lasciando intendere nemmeno troppo velatamente come tutto ciò costituirebbe a loro avviso una discriminazione. Per un "no" che sembra comunque aver suscitato non poche polemiche a livello politico in Emilia - Romagna, visto che per qualcuno la decisione di Pd e sinistra rischia di trasformarsi in un nuovo assist per cittadini stranieri (da un lato) e per pregiudicati (dall'altro).

Tutto ciò, stando a quanto riportato dal sito BolognaToday, è avvenuto nelle scorse ore durante lo svolgimento dei lavori di una commissione regionale. Tutto è iniziato da una proposta di legge sull'edilizia residenziale pubblica presentata dalla Lega, con un emendamento proposto da Fratelli d'Italia. Il Carroccio chiedeva in buona sostanza di alzare a cinque anni (dagli attuali tre) la soglia della residenza storica, in maniera da privilegiare quelle richieste pervenute da utenti che risiedono da più tempo all'interno dei confini regionali. "La Lega non ha alcuna volontà di discriminazione - ha spiegato a tal proposito Daniele Marchetti, capogruppo leghista in consiglio regionale - ma vuole premiare chi per anni ha contribuito alla ricchezza della regione". Sempre nel medesimo atto, la formazione di centrodestra aveva inoltre sollecitato un implemento dei controlli circa eventuali immobili di proprietà dei richiedenti situati all'estero.

"Perché non si deve concedere l'alloggio popolare a chi ha già una casa nel proprio Paese - ha aggiunto Marchetti, "bacchettando" il centrosinistra - in questi anni ci sono stati pochi controlli". E non è tutto, perché Marta Evangelisti, capogruppo di FdI, aveva presentato un duplice emendamento. Con il primo, chiedeva che fra i requisiti necessari per avere diritto alla casa popolare venisse prevista l'assenza di condanne passate in giudicato, per reati non colposi, con pene superiori a tre anni.

Con il secondo, si chiedeva invece la decadenza del diritto all'alloggio per il componente del nucleo familiare eventualmente passato in giudicato "con pena non inferiore a tre anni o che sia socialmente pericoloso per garantire la sicurezza a chi vive nelle case popolari". Com'è finita? La maggioranza di centrosinistra si è detta in disaccordo con entrambe le iniziative, bocciando pertanto tutte le proposte. Per un argomento che promette di continuare a far discutere.

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