“Non passerete né ora, né in futuro”. Questo il monito del comitato provinciale di Parma dell’Anpi di quattro giorni fa a proposito dello sfregio alla lapide commemorativa dell’antifascista Guido Picelli. Lo scorso 7 marzo, infatti, un malintenzionato ha incendiato la corona di fiori posta sotto la targa: nessun dubbio da parte per l’associazione dei partigiani, è stato un attacco fascista. Vandalismo estremista, il ritorno delle camicie nere e così via: tante le parole spese e le iniziative sorte negli ultimi giorni, con le immarcescibili insinuazioni sul governo guidato da Giorgia Meloni.
L’episodio ha scatenato una serie di polemiche sui social network, dito puntato naturalmente contro la destra. Compagni scatenati, note stampa e interviste per ribadire l’acuirsi della violenza politica e alcuni presunti segnali preoccupanti. “Occorre sempre ricordare che il fascismo non è nato nelle grandi adunate, ma lungo le strade”, il j’accuse della Cgil parmense. Ma la Digos ha raccontato un’altra verità sui fatti di Parma.
La figuraccia dell’Anpi
Le indagini della Digos della Questura sono scattate immediatamente e sono state acquisite le immagini di alcune telecamere di sorveglianza nella zona. Come evidenziato da Parma Today, gli investigatori hanno scoperto che non si è trattato di un attacco di gruppo, ma ad aver agito era stato un singolo soggetto. Ma non solo: difficile ipotizzare un assalto di matrice politica. La svolta nelle indagini è arrivata il 14 marzo: la Digos ha individuato e fermato un individuo che corrispondeva all’identikit, sia per caratteristiche fisiche che per abbigliamento: un africano di 31 anni. Non esattamente un simpatizzante fascista, dunque. Lo straniero è stato denunciato all’autorità giudiziaria in stato di libertà per il reato di danneggiamento aggravato.
Né l’Anpi né gli altri movimenti di sinistra hanno commentato l’esito delle indagini. E non è stata modificata nemmeno una virgola dei post pubblicati sui social per stigmatizzare l’attacco all’antifascista Picelli: seguendo i profili dell’associazione dei partigiani, l’autore dello sfregio resta un innamorato di Mussolini.
Ovviamente non sono mancate le ironie, con qualche stilettata gustosa:“Essendo stato appurato che l’artefice del gesto è un africano di 31 anni, si può considerare aggressione fascista?”, il commento dell’utente Matteo Rossi. E qui l’Anpi di Parma si supera: “Matteo, sarebbe interessante conoscere le motivazioni del gesto”. Piuttosto che ammettere la figuraccia, è meglio ipotizzare l'esistenza di un fascio africano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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