Alluvione, bolognesi tartassati: il Pd fa pagare i danni e ripulire le strade

Due settimane dopo l'alluvione, nella zone dei colli bolognesi le strade sono ancora chiuse e la viabilità interrotta. Bufera sull'ordinanza del primo cittadino dem Lepore

Alluvione, bolognesi tartassati: il Pd fa pagare i danni e ripulire le strade
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L’emergenza alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna sembra essersi fermata, fortunatamente, e dopo il terrore e la distruzione è il momento di fare i conti. Conti che il sindaco dem di Bologna, Matteo Lepore, scarica direttamente sui cittadini.

Seppur la città di Bologna abbia subito inondazioni solo in alcune strade centrali della città, a causa di flussi d’acqua che sono usciti direttamente dai tombini, la zona dei Colli bolognesi è stata oggetto di molte frane. Strade chiuse, viabilità interrotta e smottamenti non indifferenti: oggi, dopo più di due settimane dall’accaduto tutto è ancora così. Il perché è scritto nero su bianco su un’ordinanza, di cui IlGiornale.it è entrato in possesso, che il primo cittadino ha fatto arrivare immediatamente dopo i giorni del disastro agli abitanti della zona. Si parla, infatti, di "eccezionale ondata di maltempo per le suddette giornate che ha comportato diffusi fenomeni di dissesto idrogeologico del territorio comunale collinare con grave pregiudizio alla viabilità e di conseguenza alla pubblica sicurezza ed incolumità".

Gli smottamenti hanno infatti interessato quindici strade solo nella zona dei colli, smottamenti partiti però da proprietà private e che hanno fatto sì che le frane occupassero poi le strade. Proprio per questo motivo, e cioè il fatto che l’origine del fenomeno sia stato in territorio privato, il sindaco ha deciso di "scaricare" i costi di smantellamento e di pulizia delle strade proprio agli abitanti coinvolti.
"I terreni da cui sono risultate provenire le masse di terreno smottato risultano di proprietà privata", si legge. E poi: "Risulta perciò necessario provvedere con urgenza a ripristinare in sicurezza la circolazione veicolare e pedonale nei tratti di strada comunale". Da qui l’avviso: "Per l’indifferibile urgenza di tutelare in via precauzionale la pubblica incolumità [...] l’avvio immediato delle verifiche necessarie per sgomberare le sedi stradali". E ancora: "il conseguente ripristino dei luoghi". Si chiede, inoltre, ai proprietari di "inviare agli uffici comunali preposti il nominativo del tecnico abilitato a cui sarà assegnato l’incarico di ripristino [...] entro cinque giorni dalla data di notifica del presente atto". In pratica, tutti i proprietari devono, in pochissimo tempo, trovare un tecnico che verifichi i danni della frane ma non solo, anche ripulire le strade per ripristinare la viabilità. Un’ordinanza che ha scatenato l’opposizione che in primo luogo condanna la lista dei nomi dei proprietari di casa, con annesso dati precisi sulle abitazioni, e che il capogruppo di Fratelli d'Italia in consiglio comunale, Stefano Cavedegna, ha definito "liste di proscrizione".

Sul piede di guerra anche il comitato ComiColli, del quale fanno parte gli abitanti della zona. Il presidente Francesco Cicognani ha infatti dichiarato a BolognaToday che "se un proprietario ha delle responsabilità civili dovrà provvedere, ma non aver messo questa area tra quelle che riceveranno gli stanziamenti non ci piace". L'area, infatti, non rientra nella "zona rossa” e quindi non ha diritto a nessun rimborso. I cittadini quindi devono pagare milioni di euro di danni senza aver la sicurezza di un risarcimento. Il sindaco replica parlando di “atto dovuto”, in quanto l’amministrazione non ha la competenza per intervenire in proprietà private. Se questo è vero, è vero anche - allo stesso tempo - che non è sicuramente competenza degli abitanti “ripulire” le strade e permettere il ripristino della circolazione. L’amministrazione su ciò tace, se non promettendo che sta facendo di tutto per inserire i colli nella zona rossa e addirittura puntando il dito contro l’opposizione, accusata di strumentalizzare la cosa e chiedendo invece di fare pressing sul "loro" governo per dare il via agli stanziamenti.

In realtà è proprio la regione Emilia Romagna che negli anni non ha mai inserito quella parte di città, come altre, nelle zone a rischio e ora - solo ora - che i danni sono stati fatti sembrerebbe esserci la pretesa alla corsa al rimborso.

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