Sull'alluvione in Emilia Romagna, il fratello di Prodi "punge" la sinistra

Circa 100 persone hanno preso parte a Cesena al "No paura day", un evento organizzato per discutere dell'alluvione. E il fisico Franco Prodi ha puntato il dito contro la manutenzione dei fiumi della regione

Il fisico Franco Prodi durante il "No paura day"
Il fisico Franco Prodi durante il "No paura day"
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L'Emilia-Romagna è certamente stata colpita da precipitazioni decisamente anomale in termini di intensità, perlomeno in rapporto alla stagione. Ma è stato davvero fatto tutto il possibile per evitare una tragedia di questa portata, iniziando dagli interventi di pulizia e manutenzione dei corsi d'acqua? Oppure qualcosa non ha funzionato? Se lo sono chiesti gli organizzatori del "No paura day", in un incontro andato in scena nella scorse ore a Cesena. In una delle province più colpite dagli eventi climatici dei giorni scorsi, un centinaio di persone si sono riunite nella piazza centrale della città emiliana. Per cercare di fare il punto e di ipotizzare se quanto avvenuto sia da ascrivere esclusivamente ad un evento meteorico di portata eccezionale o se una gestione più lungimirante delle operazioni manutentive preventive avrebbe potuto limitare l'impatto dell'alluvione. Sul palco allestito per l'occasione (si trattava a quanto pare di un'iniziativa partita dagli stessi cittadini locali che qualche anno fa protestarono contro il lockdown) si sono alternati in veste di relatori anche il fisico Franco Prodi e lo scienziato Stefano Montanari.

L'ex-direttore dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del Cnr non ha puntato il dito tanto sul cambiamento climatico, quanto su una presunta sottovalutazione dei rischi da parte di alcune istituzioni. E durante il suo intervento, non ha risparmiato quella che appare alla stregua di una critica velata all'amministrazione Pd dell'Emilia - Romagna: a suo avviso, non sempre il letto dei fiumi e dei torrenti è stato ripulito, così come non sempre si è dato mandato di intervenire preventivamente sugli argini con la dovuta frequenza. "Non si è trattato di una bomba d’acqua - ha detto Prodi - perché con le nuove tecnologie è possibile monitorare continuamente l’intensità delle precipitazioni. La manutenzione dei corsi d’acqua non può avvenire una tantum, ma deve essere costante". Sempre secondo Prodi, non sarebbero inoltre stati interpretati nel migliore dei modi alcuni segnali meteo registrati sin dal 14 maggio.

“Una bassa pressione su basso Lazio e Abruzzo ha generato per giorni una circolazione ciclonica antioraria. Questa circolazione ciclonica su Marche ed Emilia-Romagna ha trovato nel suo corso gli Appennini, con innalzamento della massa d’aria e conseguente intensificazione orografica delle precipitazioni - ha proseguito il fratello dell'ex-presidente del consiglio Romano Prodi - chi è del mestiere sa che la gravità di un evento aumenta al permanere della situazione sullo stesso territorio. È come una macchina che scarica pioggia generata da una struttura organizzata in modo stazionario e con continuità”. Ancor più critico e meno diplomatico si è dimostrato lo scienziato Stefano Montanari, che ha posto l'accento sui "soli" 16 milioni di euro che avrebbe utilizzato l'amministrazione regionale di centrosinistra dell'Emilia - Romagna per opere di prevenzione del rischio idrogeologico.

Su un totale di quasi 72 milioni messi a disposizione dal Ministero delle Infrastrutture fra il 2021 e il 2022, stando a quanto riportato da Open una decina di giorni fa. "Avevamo 55,2 milioni di euro per la manutenzione dei fiumi e la ripulitura degli argini - ha attaccato Montanari - e li abbiamo ridati indietro".

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