Roma, l'incredibile motivazione dello sciopero: "Protesta contro il genocidio a Gaza"

Lunedì 24 febbraio stop al trasporto pubblico di Atac e Cotral: braccia incrociate anche contro “la politica economica del governo Meloni”

Roma, l'incredibile motivazione dello sciopero: "Protesta contro il genocidio a Gaza"
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Non solo la mobilitazione del personale del gruppo Ferrovie dello Stato, in programma dalle 21 di sabato ee alle 21 di domenica 23 febbraio. Si profilano parecchi disagi per i cittadini romani: indetto per lunedì 24 febbraio uno sciopero del trasporto pubblico di Atac e Cotral con astensione dalle prestazioni lavorative dalle 8.30 alle 17 e dalle 20 a fine servizio. La protesta è guidata dall’Organizzazione sindacale USB Lavoro Privato – Trasporti Roma. Ma a scatenare polemiche sono le motivazioni.

Sì perché i fattori che hanno spinto il sindacato a proclamare lo sciopero destano qualche perplessità. Il personale del trasporto pubblico capitolino incrocerà le braccia sia “contro la politica economica del governo Meloni esplicitata nella manovra economica per il 2025” sia soprattutto “contro il crescente coinvolgimento dell’Italia nei teatri di guerra tanto ad est quanto nel sostegno al genocida governo israeliano”. Esattamente, i romani non potranno contare su autobus e tram per quanto sta accadendo in Medio Oriente.

Difficile comprendere la connessione, eppure è stato tutto messo nero su bianco. Insieme ai soliti attacchi al governo e al presunto genocidio compiuto da Israele, il sindacato ha citato in ordine sparso la necessità di forti aumenti salariali e il recupero dell’inflazione reale, di una vera politica di difesa e il rilancio della Sanità Pubblica. E ancora: "Per una vera tassazione sui superprofitti di Banche e le compagnie energetiche; per veri rinnovi dei contratti nazionali; per l’abolizione dell’Iva sui beni di prima necessità ed il prelievo fiscale sulle rendite finanziarie e i grandi patrimoni; Per la detassazione delle pensioni in linea con gli altri paesi europei e le pensioni minime a 1000 (mille) euro; per una legge sul salario minimo di almeno 10 euro l’ora sui minimi tabellari; per la riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore a parità di salario; per il diritto ai servizi pubblici gratuiti e accessibili, all’educazione scolastica, alla sanità e ai trasporti pubblici; per la tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro; per la difesa del diritto di sciopero".

Come evidenziato dal Tempo, a differenza dello sciopero di venerdì 10 gennaio non

figurano tra le motivazioni le "forti preoccupazioni legate all'allontanamento dalla professione di conducente di linea e la disaffezione al mondo dei trasporti". Ma la beffa per i romani resta

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