Roma, domenica 24 marzo. Il Faro del Gianicolo si accende e tutti si domandano perché, all'improvviso e dopo tanto tempo, una piccola luce verde appare e scompare sul colle che domina il rione di Trastevere: è in ricordo del dramma dei desaparecidos argentini.
Il piccolo capannello di persone riunito sotto il faro di pietra bianca, ha accolto con commozione grande sensibilità l'atto simbolico promosso dal comitato Roma ricorda i Desaparecidos Madres e Abuelas nella ricorrenza del 24 di marzo, data che segnò l'inizio del golpe che scosse l'Argentina nel 1976, per commemorare le vittime della dittatura militare, riflettere su "una delle pagine più buie del secolo scorso" e "condannare fermamente ogni forma di violenza e violazione dei diritti umani".
Mentre la Capitale ricorda l'infausta data dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, le cui vittime erano detenute proprio nel carcere sottostante, una rappresentanza del dipartimento della Cultura di Roma Capitale e un ex diplomatico italiano, Enrico Calamai, che ai tempi del golpe era in missione a Buenos Aires e mise in salvo più di trecento perseguitati, ha onorato il ricordo dei desaparecidos nel luogo che rappresenta da sempre la vicinanza tra l'Italia e l'Argentina che ancora accoglie una vasta comunità di discendenti dei primi emigrati italiani. Con loro era anche Florencia Santucho, sorella del “nipote 133”, ritrovato e identificato dalle “Abuelas de Plaza de Mayo” solo nel 2023.
Il faro del Gianicolo
Realizzato nel 1911 dall’architetto Manfredo Manfredi, il Faro degli italiani d’Argentina si è riconfermato oggi come opera dal grande valore simbolico. Posizionato nel colle che domina il centro di Roma, luogo dove avvennero gli scontri per la difesa della Repubblica romana del 1849, il faro venne donato alla città dalla comunità di Italiani di Buenos Aires quale "testimonianza del legame con la patria di origine", in occasione del "cinquantenario dell'Unità d'Italia" per celebrare Roma capitale d'Italia.
Esempio di stile neoclassico e realizzato interamente di pietra bianca di Botticino, il faro degli italiani d'Argentina è alto appena venti metri ed è sormontato da un’ara circolare decorata da quattro volute con teste leonine unite da festoni. La grande lanterna in vetro - che questa sera ha rapito l'attenzione dei romani e dei turisti che hanno "notato" una nuova luce comparsa su Roma all'imbrunire - racchiude al suo interno una luce verde, una bianca e una rossa, i colori del tricolore italiano. Alla base della colonna di marmo è un capitello che reca incisa la dedica: “A Roma Capitale gli italiani d’Argentina. MCMXI”.
Il golpe del 1976
Il 24 marzo 1976 il generale Jorge Videla sospese la costituzione vigente assumendo il potere in Argentina attraverso la formazione e la direzione di una Giunta militare. Nello stesso momento il presidente Isabel Martínez de Perón, già moglie dell’ex presidente argentino Juan Domingo Perón ed erede naturale di quello che fu il "peronismo", fu deposta e arrestata dall’esercito argentino. Da allora quello che venne conosciuto nel mondo come il "regime argentino" mise in atto una feroce repressione degli oppositori, dando luogo all'atroce storia dei "desaparecidos": gli uomini e le donne, spesso giovanissimi, che scomparvero letteralmente nel nulla. Molti di loro attraverso l'assurda pratica dei cosiddetti "voli della morte".
In ricordo dei Desaparecidos
Negli successivi al golpe militare in Argentina si è stimato che almeno 30mila persone sono sparite senza giustificazione dalle loro vite e senza lasciare traccia. Questi vennero chiamati i desaparecidos, gli "scomparsi", dopo essere stati arrestati o sequestri, generalmente di notte o un condizioni che prevedevano l'assenza di testimoni, dalla polizia politica della giunta militare che aveva preso il potere in Argentina. Un fenomeno, quello dei desaparecidos, che si è verificato anche in Cile e in altri Paesi dell'America Latina tra gli anni '70 e '80, con collegamenti alla "tensione internazionale" provocata della Guerra Fredda e le ideologie contrastanti che l'avevano generata.
Gran parte di essi, fossero stati arrestati con imputazioni vaghe o sequestrati all'insaputa delle famiglie, non tornarono mai a casa, né le famiglie ricevettero di loro notizia, anche in seguito alla caduta dei regimi e al ritorno alla democrazia.
Molti di loro vennero internati in campi simili ai campi di concentramento, altri venennero segretamente assassinati con l'occultamento dei corpi in fosse comuni. A questa esecuzioni sommarie si aggiungeva la pratica dei "voli della morte": viaggi senza ritorno di uomini e donne che venivano narcotizzati e gettati nell'Oceano Atlantico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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